Gian Carlo Stella, marzo 2004

Il nome di Alberto Pollera è strettamente legato alla storia della Colonia Eritrea. Poche persone, come lui, studiarono e si immedesimarono in quella realtà, trascorrendovi l’intera esistenza.

Nato da nobile famiglia a Lucca il 3 dicembre 1873 da Corrado e Angelica Gherarducci, Alberto Pollera frequentò il locale Liceo Ginnasio nel 1888-90 per poi entrare all’Accademia militare di Modena il 18 ottobre 1890, da dove ne uscì nel 1893 col grado di sottotenente, destinato all’89° reggimento fanteria.

Rimase in questo reggimento sino al 28 gennaio 1895, data del trasferimento nel Corpo delle Truppe Coloniali dell’Eritrea.

Si imbarcò per Massaua il 30 gennaio 1895, assieme ad altri 37 ufficiali molti dei quali scriveranno pagine intense della storia militare dell’Eritrea.

Il reparto di assegnazione in Colonia gli venne con la Determinazione Ministeriale del 28 marzo 1895: 3° Battaglione fanteria d’Africa, esclusivamente composto di nazionali. Tra i suoi nuovi compagni, Aurelio Grue, futura medaglia d’Oro di Adua.

Quell’anno 1895 vide il precipitare degli rapporti tra l’Etiopia e l’Italia, con diversi fatti d’arme tra cui quello del 7 dicembre 1895 dove venne distrutto sull’Amba Alagi il IV Battaglione Indigeni del Maggiore Pietro Toselli. L’Italia da quella data iniziò a trasferire in Africa reparti su reparti, riordinando quelli già esistenti in Eritrea.

Con Determinazione Ministeriale 16 gennaio 1896, Alberto Pollera venne trasferito dal 3° al 1° Battaglione Fanteria Africa, battaglione che però non verrà impiegato in nessuna operazione bellica. Proprio un mese prima, il 15 dicembre, era partito per l’Eritrea il fratello di Alberto, Ludovico[1], come Aiutante Maggiore del 4° Battaglione fanteria Africa del Maggiore De Amicis, battaglione che combatterà ad Adua.

Terminata la campagna d’Africa 1895-96, Alberto Pollera venne trasferito al ricostituito IV Battaglione Indigeni.

Nel 1902 fece parte della Missione per la delimitazione del confine tra Eritrea e Sudan, e nell’anno successivo, lasciato l’esercito, ottenne la carica di Residente della Residenza del Gasc e Setit, dove rimase sino al 1907.

Nel 1905 venne posto a disposizione del Ministero degli Affari Esteri, come funzionario coloniale, e nel 1909 nominato Commissario del Seraè.

Nel 1913 videro la luce ben tre suoi lavori, che lo innalzarono di colpo tra i massimi esperti coloniali di problemi inerenti la Colonia Eritrea: Il regime della proprietà terriera in Etiopia e nella Colonia Eritrea, e L’ordinamento della giustizia e la procedura indigena in Etiopia ed in Eritrea, pubblicati dal Ministero delle Colonie che ne sottolineò l’importanza inserendola nella collezione di Monografie e Rapporti Coloniali, e I Baria e i Cunama, edito dalla Società Geografica Italiana.

Nel 1916 ebbe la carica di Agente Commerciale a Dessiè, dove conobbe Tafari Maconnen, il futuro imperatore d’Etiopia Hailè Selassiè.

Dalla fine del 1919 diresse l’Agenzia Commerciale Italiana del Tigrai, ed il Consolato con sede in Adua, dove rimase sino all’aprile del 1928.

Nel 1922 il Ministero delle Colonie pubblicò un’altra sua relazione: La donna in Etiopia, e nel 1926 l’Istituto Coloniale diede alle stampe il suo: La vita commerciale etiopica e la circolazione monetaria eritrea.

Ad Adua Alberto Pollera volle riconoscere quel territorio teatro della famosa battaglia, ed i risultati storico-geografici di quell’esperienza formarono il noto volume edito nel 1928 La battaglia di Adua narrata ove fu combattuta. Volle anche, ottenuto il permesso dal governo etiopico, far ricercare e riunire poi nell’ossario fabbricato a Daharò Conat le spoglie di quei caduti.

Nel 1928 andò in pensione, e l’anno successivo partecipò alla spedizione in Dancalia allestita dal barone Raimondo Franchetti. Quello stesso anno venne richiamato in servizio coloniale e nominato Console d’Italia a Gondar, da dove fece ritorno all’Asmara nel 1932, destinato all’Ufficio Studi e Propaganda, del quale ne riordinò la Biblioteca preparando anche un catalogo. Del 1932 e 1933 i suoi volumi editi il primo sotto gli auspici dell’Ufficio Studi: Cenni descrittivi per il Turismo, ed il secondo: Piccola bibliografia dell’Africa Orientale con speciale riguardo all’Eritrea e paesi confinanti. Altro non era che il posseduto della biblioteca governativa: 587 titoli disposti in ordine alfabetico d’Autore.

All’Ufficio Studi Alberto Pollera rimase sino al maggio del 1935, data del suo richiamo in servizio. Quell’anno, sempre a cura del Ministero delle Colonie, pubblicò Le popolazioni indigene dell’Eritrea.

Durante la vertenza italo-etiopica, per la sua alta competenza di uomini e cose, venne assegnato all’Ufficio Politico del Comando Superiore dell’AOI, e successivamente distaccato in Adua a dirigere l’Ufficio Politico del II Corpo d’Armata. Poi fu alla Segreteria particolare del governatore dell’Eritrea Giuseppe Daodiace.

Nel 1936 era uscita un’opera popolare stampata a Firenze: Storia, leggende e favole del Paese dei Negus, che contribuì, questa volta per un pubblico molto più vasto e non specialistico, a far conoscere quella realtà africana.

Un suo grande merito fu di avere avuto una visione “diversa” rispetto al problema razziale, come anche espresse ufficialmente in un documento del 1937 rimasto per decenni inedito.

Morì alle 20,15 del 5 agosto 1939 per polmonite all’ospedale Regina Elena di Asmara, e l’annuncio della scomparsa dato alla popolazione eritrea secondo il costume locale e come da suo desiderio. Pochi mesi dopo, nel 1940, uscì a Roma: L’Abissinia di ieri. Osservazioni e ricordi, che concludeva così una lunga serie di pubblicazioni. Molti altri scritti videro la luce in articoli e diverse furono le conferenze che tenne.

Alberto Pollera ebbe sei figli: Giovanni (n. 1902), Michele (1905), Giorgio (1912), e poi Mario (1913), Marta (1915) e Gabriele (1916).

Il figlio Giorgio, ufficiale dell’Esercito italiano, morì in combattimento nel 1937, ed alla sua memoria venne concessa la medaglia d’oro al valor militare. Suo padre Alberto gli dedicò la monografia: A Giorgio Pollera, pubblicata in Asmara nel 1939. I meriti di Alberto Pollera sono reali e molteplici, riconosciuti dal Governo di allora, che lo volle premiare con la Commenda dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e con le croci di Grand’Ufficiale dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia e dell’Ordine della Corona d’Italia. Anche l’Etiopia del Negus lo volle ricompensare col titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine di Salomone.


[1] Nato a Lucca il 4 giugno 1870, aumenterà poi il cognome in Pollera-Orsucci in virtù di una disposizione facoltativa stabilita dall’ava paterna contessa Maria Cristina Orsucci, disposizione di cui Alberto non volle avvalersi. Ludovico Pollera dopo Adua partecipò alle campagna del 1897 contro i dervisci ed alla guerra di Libia (1912). Passato nel 1900 a disposizione del Ministro degli Affari Esteri, fu Residente e poi Commissario in diverse zone dell’Eritrea. Dal 1918 al 1920 fu Direttore della Direzione Affari Civili e Politici e Reggente il Governo della Colonia Eritrea dal 20 novembre 1920 al 13 aprile 1921, sostituito dal Governatore Giovanni Cerrina Feroni. Rimase alla Segreteria Generale dell’Eritrea fino al 1928.