Gian Carlo Stella, 18 giugno 2017

Non sono molti i film ed i documentari che hanno trattato – in qualsiasi forma -, la presenza degli italiani in Africa. Durante il fascismo vennero prodotti film che esaltavano lo spirito ed il valore degli italiani nel Continente Nero – nuova arma di propaganda nata dalla cinematografia -, e girati molti documentari e cinegiornali che sottolineavano il sacrificio e la operosità degli italiani in quelle terre. Pochi i film prodotti nel dopoguerra e per i successivi 50 anni (mitico i “i due nemici” del 1961 con Alberto Sordi e David Niven, ma siamo alla commedia); gli unici film-documentari a carattere storico aventi come soggetto l’Italia in Africa, prodotti soprattutto per la televisione, si risolvevano in una denuncia del colonialismo (si veda: “I disperati di Cheren”, di Massimo Sani  del 1983, “L’impero. Un’avventura africana”, del 1985, di Angelo Del Boca, ecc.). Sempre per la televisione, vennero prodotti anche alcuni sceneggiati su personaggi o finestre di storia che avevano in qualche modo legami con l’Africa, come la riproposizione della vita del trasformista Leopoldo Fregoli (interpretato nel 1981 da Gigi Proietti) , “Adua” di Tugnoli del 1981, “Avventure africane di un bersagliere ciclista”, di Moser, del  1982, ecc.).

Più che altro, per chi non era mai stato in Africa,  il bagaglio di conoscenze era formato principalmente dalla lettura. Rispetto ad altri Paesi con trascorsi coloniali, in ispecie dalla metà degli anni ’70 del ‘900 sino ad oggi, parlare, scrivere e rappresentare l’Africa divenne sempre più difficile, essendo la materia monopolizzata e presentata negativamente. La regista Bianconi dà voce a lettere e ad alcuni semplici protagonisti allora bambini, accompagnando la narrazione con spezzoni di filmati ed immagini. Piano piano ci fa entrare nella vita quotidiana degli italiani d’ “Oltremare”, nelle loro aspettative, nei loro sogni e delusioni. Una domestica “corsa all’oro” tipo Far West ma in scala ridotta, che non ha avuto cantori o film per ricordarla o raccontarla.

Gian Carlo Stella