Giornata di studi dedicata a Carlo Citerni, Scarlino (Grosseto) 8 aprile 2006 | |
Comune di Scarlino, Assessorato alla Cultura, Biblioteca Comunale “Carlo Mariotti”, Gruppo Fotografico Scarlinese, relazione di Manlio Bonati | |
Sabato 8 aprile 2006 si è concretizzata a Scarlino, in provincia di Grosseto, un’idea di Giancarlo Grassi: dedicare all’esploratore Carlo Citerni una giornata di studi. Grassi, studioso, collezionista e cultore della storia della sua Scarlino, ha dato l’avvio affinché il Comune, l’Assessorato alla Cultura, la Biblioteca Comunale “Carlo Mariotti” e il Gruppo Fotografico Scarlinese si attivassero per organizzare questo suo progetto. La realizzazione è stata ineccepibile, ma il risultato finale ha superato ogni aspettativa per la numerosa presenza di pubblico. La Sala Consiliare, sita nella piazza G. Garibaldi dove vi domina il bellissimo monumento dei fratelli scarlinesi Pasquali che raffigura l’Eroe proveniente dalla Repubblica Romana del 1849, ha ospitato vari oratori che hanno ricordato Vittorio Bottego e Carlo Citerni in Africa Orientale. Hanno preso la parola il Sindaco Maurizio Bizzarri, l’Assessore Letizia Franchina, il discendente Guido Citerni di Siena, Ettori Ducci e Marco Bizzarri. La vita dei due esploratori africani è stata trattata dal biografo Manlio Bonati che ha mostrato i libri d’epoca scritti dai suoi personaggi e 50 diapositive che illustravano la Prima e la Seconda Spedizione Bottego, le fotografie di quest’ultima furono scattate proprio dal Citerni. Bonati ha anche presentato i suoi due testi, del 1997 e del 2005, imperniati sulla figura di Bottego. Schede degli esploratori: Vittorio Bottego (n. a Parma il 29/7/1860, m. a Daga Roba il 17/3/1897) si dedicò alla vita militare. Nel 1878 era allievo ufficiale alla Scuola Militare di Modena, l’anno seguente veniva ammesso nella Regia Accademia Militare di Torino. Il 1° agosto 1882 ebbe la promozione al grado di sottotenente nell’Arma di Artiglieria. Nel 1887, si trovava volontario nella Colonia del Mar Rosso, in seguito denominata Eritrea, nel Corpo Speciale d’Africa. Nel novembre 1889 divenne capitano. Nel 1891 compì una breve esplorazione lungo la costa Dancala, da Massaua ad Assab, che descrisse l’anno seguente per il Bollettino della Società Geografica Italiana. Con il collega capitano Matteo Grixoni, che a metà strada disertò per dissapori con il capo della spedizione, nel 1892/1893 esplorò il fiume Giuba fino alle sorgenti. Narrò il suo avventuroso viaggio nel libro Il Giuba esplorato, edito da Loescher nel 1895. Tornò nel Corno d’Africa per una grande spedizione (1895/1897) alla ricerca del corso conclusivo del fiume Omo. Scoprì che la sua defluenza terminava nel lago Rodolfo. Al ritorno giunse in territorio Galla, assoggettato all’imperatore Menelik, ignaro dell’avvenuta guerra italo abissina che aveva portato alla tragedia di Adua ed alla relativa sconfitta dell’esercito del generale Oreste Baratieri. Venne circondato dalla popolazione indigena. Il primo colpo fu il suo. Trovò la morte in un eroico combattimento: ottanta uomini contro mille. Unici superstiti furono pochi Ascari e i sottotenenti Lamberto Vannutelli e Carlo Citerni. Bibliografia: Manlio Bonati, Vittorio Bottego, un ambizioso eroe in Africa, Parma, Silva Editore, 1997; idem, Vittorio Bottego. Coraggio e determinazione in Africa Orientale, Torino, Il Tucano Edizioni, 2005. Carlo Citerni di Siena (n. a Scarlino, Grosseto, il 3/8/1873, m. a Roma l’1/8/1918) era nipote del capitano di fanteria Pio Citerni che aveva sposato la sorella di Vittorio Bottego, Celestina. Tra Bottego e il giovane ufficiale di fanteria nacque una grande amicizia. In pratica Carlo Citerni veniva considerato dalla parentela come “nipote” dell’esploratore parmigiano, che nel 1895 stava preparando la spedizione all’Omo. Si trattava di una missione che aveva un duplice scopo: provvedere alla fondazione di una stazione a Lugh, importante centro commerciale nell’interno della Somalia situato in un’ansa ellittica del Giuba, e procedere alla ricognizione geografica dei territori di confine verso il sud-ovest e l’ovest della sfera d’influenza coloniale dell’Italia, con la relativa esplorazione del corso del fiume Omo. Bottego come compagni di viaggio scelse Citerni, Lamberto Vannutelli, Maurizio Sacchi (che verrà ucciso il 5 febbraio 1897 nei pressi del lago Margherita) e Ugo Ferrandi, questi si fermò a Lugh per impiantarvi una stazione commerciale. L’esplorazione ebbe successo, ma sul colle Daga Roba, nei pressi di Ghidami, la carovana fu distrutta. Era il 17 marzo 1897. Vannutelli e Citerni dovettero sopportare 98 giorni di dura prigionia. Alla fine furono portati ad Addis Abeba dove riacquistarono la libertà. Nel 1899 l’editore milanese Ulrico Hoepli pubblicò un corposo volume, adorno di fotografie e carte geografiche, con il dettagliato resoconto della Seconda Spedizione Bottego: L’Omo. Viaggio di esplorazione nell’Africa Orientale narrato da L. Vannutelli e C. Citerni. A differenza del collega, Citerni subì sempre il fascino del Continente Nero. In effetti vi tornò a più riprese: in qualità di esperto di cose africane fu inviato, come osservatore e consigliere del Governo nel 1903 nella Somalia britannica durante la campagna inglese contro il Mad Mullah; sempre il Governo gli affidò l’incarico di capitanare una spedizione in Etiopia allo scopo di delimitare i confini tra l’impero Etiopico e la Somalia. La missione si svolse dal 19 settembre 1910 al novembre 1911. Rientrava in Italia con il grado di capitano ed un incarico al Ministero degli Esteri. Contemporaneamente il re Vittorio Emanuele III lo nominava, con motu proprio, commendatore. Sempre per i tipi della Hoepli nel 1913 diede alle stampe Ai confini meridionali dell’Etiopia. Note di un viaggio attraverso l’Etiopia ed i Paesi Galla e Somali. Dello stesso anno è il suo manuale coloniale Come si viaggia in Affrica, edito a Roma dall’Ufficio di Studi Coloniali del Ministero delle Colonie. Fece delle conferenze sui suoi viaggi in varie città, tra cui l’amata Scarlino, dove la famiglia lo attendeva sempre con grande affetto. I suoi concittadini poterono, così, ammirare le tante fotografie ed un filmato delle località esotiche che aveva visitato. Nel 1915, all’inizio della Grande Guerra, era tenente colonnello. Combatté da valoroso nel 139° fanteria sul Carso e più tardi con il 79° reggimento sul Pasubio. Fu inviato successivamente in Macedonia, dove si guadagnò le spalline di colonnello. Tornò nel suolo patrio con il grado di Brigadiere Generale e avrebbe dovuto andare a combattere sul nostro fronte, ma nell’estate del 1918 si trovava forzatamente a Roma per subire un’operazione chirurgica: aveva un tumore in bocca. L’intervento riuscì, ma il 1° agosto una sopravvenuta polmonite lo rapì ai vivi. Scarlino perdette, ancora in giovane età, un valoroso. Carlo Citerni lasciava la madre Caterina e gli zii Pio e Ottavio Citerni. Il treno con la salma giunse alla stazione della natia Scarlino, che dista circa cinque chilometri dal paese, domenica 4 agosto. Una fiumana di popolo era ad attendere, per l’ultimo omaggio, l’ufficiale esploratore. Sopra il feretro fu collocata l’uniforme, il berretto e la sciabola del defunto. Il giorno dopo si svolse un imponente funerale, con solenni discorsi degli amici Guelfi, Giovanni Bulleri, Annibale Duccini, Luigi Minghetti e Don Gabriele Scarafia. Bibliografia: Manlio Bonati, Carlo Citerni: in missione con Vittorio Bottego, in Il Reduce d’Africa, n. 1-2 gennaio/febbraio 2006, A.N.R.R.A., Milano, pp. 12-13. | |











