Il volume di Tzeggai Mogos ha fornito molte risposte alle mille domande che mi sono posto in tanti anni passati quando nessuno mi aiutava a capire ciò che stava accadendo nel Corno D’Africa: eventi che mi impedivano di fatto di tornare in Eritrea, dove sono nato, dove è nato mio padre, dove mio nonno giunse nel 1864 in cerca di quel lavoro che non trovava in patria; luoghi a me cari, dove fin da giovane intrapresi gli studi di medicina quale professione che pareva darmi la possibilità di un futuro africano ricco di soddisfazioni spirituali oltre che materiali e amando quei luoghi e quelle genti di un affetto totale.
Ho dato una mano all’Eritrea in tutti gli anni della tragedia bellica, ma mi sono sempre chiesto il perché di questa guerra infinita, combattuta tra abissini e che tanta sofferenza ha portato a quelle splendide popolazioni che non meritavano questo calvario.
Ora è arrivato il libro di Tzeggai Mogos che sicuramente fa luce su molti aspetti delle passate e delle attuali vicende del Corno; tuttavia, lette le prime pagine che evidenziano la spigliata intelligenza dell’autore e l’interesse della materia trattata, mi sono fermato per cercare la risposta a due ovvi quesiti che si pongono fin dalle prime righe.
ll diario è scritto in un italiano perfetto, ma è tutto sommato limitativo rivolgendosi a un numero ristretto di lettori, mentre avrebbe avuto una risonanza molto più ampia se fosse stato scritto in lingua inglese. A questa riflessione se ne accoda una seconda: perché Tzeggai Mogos non ha fatto pubblicare il suo libro da un editore conferendogli una meritevole dignità, mentre ha preferito dare vita ad un semplice dattiloscritto con una relativa minor diffusione?
La mia interpretazione è che la spiccata personalità dell’autore abbia voluto dare quelle limitazioni volutamente; infatti lo scritto è chiaramente rivolto ai governi italiani che accusa e critica senza remore, ma con i quali, in fondo in fondo, spera sempre di ricreare un rapporto sereno.
Come ho già accennato, fin dalle prime pagine appaiono evidenti le qualità del fine diplomatico che ha dovuto affrontare tanti momenti difficili per cercare di mantenere dei rapporti formali, se non amichevoli, nel recente passato tra Eritrea e l’alia. Sono stati confronti senz’altro difficili, ma più che altro assolutamente incongruenti quando Russia, Cuba, USA si sono trovate tutte d’accordo ad appoggiare l‘ Etiopia con armi e denaro e a ignorare le drammatiche richieste della povera Eritrea.
L’Autore, uomo politico accorto, oltre che ottimo diplomatico non ha remore a denunciare l’atteggiamento ambiguo di tutti i governi italiani che si sono succeduti dal momento dello scoppio della guerra tra Etiopia e Eritrea durata quasi quarant’anni. L’Italia ha sempre negato sostegni economici e militari ai movimenti insurrezionali che di volta in volta imploravano aiuti; non si è mai vergognata di supportare l’Etiopia che, a sua volta, stringeva alleanze con paesi comunisti pur di strappare agli Eritrei l’ambito sbocco al mare.
Chiarito questo, il resto scorre armonioso e tranquillo anche se spesso riaffiorano fra le righe la simpatia per il popolo italiano e l’avversione verso i suoi governanti che hanno negato l’appoggio agli eritrei, questi ultimi memori di un glorioso sofferto connubio vissuto in un passato non così lontano.
Ma Tzeggai Mogos è stato prima studente, poi diplomatico e infine ambasciatore in ltalia e mentre non ha remore ad accusare i politici nostrani di tradimento, si rivolge affettuosamente a tutti gli italiani che gli sono stati vicino negli anni: si sofferma a ricordare uno per uno tutti i Comuni italiani, che hanno accolto gli esuli del Corno, che hanno promosso gemellaggi con le città eritree, che hanno operato in modo da far sentire vicine queste località anche se sono fra loro geograficamente tanto lontane. Non nasconde che la città italiana a lui più cara sia Bologna.
ll diario di Tzeggai Mogos, a mio parere, va considerato come un aperto tentativo di riallacciare relazioni politiche, economiche e commerciali tra ltalia e Eritrea e di ciò va dato atto all’Ambasciatore ringraziandolo con un piccolo pensiero come quello di acquistare il suo interessante scritto che, vi assicuro, si legge con piacere.
Nicky Di Paolo