Aggiornato 7/2/2024
Presentazione ai lettori del sito Il Corno d’Africa
Nella fiction RAI Edda Ciano e il comunista, dove si narrano le vicende che portarono la figlia di Mussolini a fidarsi del partigiano Leonida per salvare il diario del defunto marito, si vede una scena ambientata nella scuola media di Lipari, isola dove la donna era stata posta al “confino” nell’immediato dopoguerra. Al centro di un’aula scolastica vediamo ancora esposta una cartina dell’Africa Orientale Italiana; a questo punto un ragazzo che sta ripulendo la classe guarda la stessa carta geografica e – con un tono fra lo sprezzante e il derisorio – esclama: «quante minchiate», e se ne va.
Proprio così: un territorio di quasi due milioni di chilometri quadrati con (allora) 11 milioni di abitanti e passa, viene definito una «minchiata».
Probabilmente il giovane del telefilm si riferiva all’avventura coloniale in sé, o forse i produttori della serie TV volevano soltanto evidenziare come già nel 1946, ad appena un anno dalla fine della guerra, tutto fosse ormai rientrato nel “buco nero” che per la storia italiana dovrebbe rappresentare il ventennio fascista, una “parentesi” da cui salvare pochissimo e da cui ripartire senza indugiare troppo sul passato.
Se ho deciso di raccontare questo minuscolo sketch televisivo è proprio perché la carta geografica delle nostre colonie ha invece rivestito un ruolo fondamentale nella propaganda che il regime creerà intorno al fenomeno «Impero» fra il 1936 e la caduta del fascismo.
Nel presente lavoro ho dedicato ben due capitoli all’utilizzo “intensivo” che si fece della cartina dell’Africa Orientale anche nei manifesti pubblicitari per promuovere i prodotti più disparati: lamette da barba, tende da campo, medicinali, crociere nell’Oceano Indiano e compagnie telefoniche.
Tutti – ma proprio tutti, dallo Stato alle più improbabili aziende private – sentirono il bisogno di utilizzare questo «logo geografico» che ricalcava forme e confini dei nostri possedimenti d’Oltremare. Molte delle persone che visitano le presenti pagine web hanno avuto a che fare in modo diretto con il Corno d’Africa, con le sue genti e con le sue multiformi realtà politiche, culturali, e sociali.
Se un sito come questo e altri simili (come ad esempio il Chichingiolo e Maitaclì) esistono, è proprio per poter raccontare in un luogo libero come la Rete le proprie esperienze e i propri ricordi al numero più alto di persone possibile, affinché l’oblio non ricopra le storie eccezionali di persone comuni nate e vissute in luoghi oggi sconosciuti ai più.
Leggendo i commenti su chat e forum che trattano di questi argomenti, ho scoperto un piccolo «universo alternativo» di persone colpite dalla damnatio memoriae che l’Italia ha calato sul proprio passato non solo politico antecedente alla guerra, ma anche sul suo variegato e pur discutibile passato coloniale.
Questa Tesi vuol essere un omaggio indiretto a quella che è stata la reale importanza rivestita dalle terre d’Oltremare per l’immaginario collettivo degli Italiani in un periodo in cui la popolazione della Penisola non era soltanto abbagliata da una generica e astratta «fascinazione per l’esotico», ma cercava anche sbocchi concreti e alternativi alle tensioni e ai problemi che affliggevano il nostro Paese: emigrazione, povertà diffusa, passaggio da un’economia agricola a una industrializzata.
Se a molte persone il mondo della pubblicità appare come qualcosa di “marginale” rispetto allo scorrere della vita quotidiana, leggendo questo lavoro scoprirà invece che i contenuti di un manifesto pubblicitario sono la spia di un «sentire diffuso», riproposto in forma visiva e accattivante da aziende di ogni tipo, per rendere più interessante un prodotto.
Pur rimanendo un dato concreto lo sforzo dello Stato fascista per indirizzare i bisogni e i desideri della gente verso determinate tematiche, resta il fatto che il mondo della pubblicità privata aveva (ed ha) delle esigenze diverse da quelle della burocrazia, per cui la scelta di utilizzare in maniera variegata e diffusa il “tema Colonie” nei cartelloni pubblicitari resta una testimonianza indiretta ma sicura del successo che a un certo punto l’Oltremare ha rivestito nella realtà quotidiana degli Italiani fra gli anni Dieci e gli anni ’40.
Esistono infatti dei canoni imposti dalle mode e dai valori imperanti del tempo che non possono essere ignorati e che rendono la réclame espressione genuina delle aspirazioni, delle aspettative e delle credenze tipiche dell’epoca in cui vennero creati: nel testo ho cercato di raccontare come libertà e conformismo, innovazione e stereotipo si siano alternati nelle iconografie dei manifesti presenti sulle riviste e sui grandi rotocalchi del periodo: a voi il giudizio se sia riuscito o meno nel mio intento.
Da ultimo, voglio ringraziare Nicky di Paolo, Alberto Vascon e tutta la redazione de Il Corno d’Africa per la possibilità offertami di esporre il presente lavoro su questo sito web.
Alessio Stretti
Genova, 7 aprile 2014
Presentazione aggiornata (maggio 2021)
Dopo tutto questo tempo, ecco la nuova suddivisione in 7 PDF del mio lavoro, nata per venire incontro al “rinnovamento radicale” cui è stato sottoposto Il Corno d’Africa dalla instancabile Valeria Isacchini, nuova direttrice del sito.
Sono cambiate parecchie cose nella mia vita personale – e anche nella Redazione delle presenti pagine web: colgo l’occasione per rendere omaggio ad Alberto Vascon, mancato a febbraio 2020, mente prolifica e “nume tutelare” di questo splendido sito. E’ grazie a lui che oggi posso esporre il mio piccolo contributo alle vicende d’Africa legato al mondo della arti visive e della grafica.
A maggio 2014 Vascon mi girò gli “apprezzamenti” via mail della signora Isacchini: ne nacque uno scambio di messaggi con la diretta interessata che – dopo aver letto in forma cartacea questo lavoro – mi offrì alcuni importanti spunti e osservazioni in merito, alcuni dei quali inseriti nelle “note a pié pagina” sotto i vostri occhi.
Ringrazio di cuore Valeria e Nicky di Paolo per lo “spazio virtuale” nuovamente concessomi sul presente sito, e auguro una buona lettura a tutti gli internauti che si avventureranno fra le pagine della Tesi.
Alessio Stretti
Indice
Introduzione e Capitoli I-II-III
Capitolo VIII IX seconda parte
Presentazione ai lettori del “Corno d’Africa”
Introduzione
Capitolo 1: Breve storia del colonialismo italiano
Cap. 2: Gli studi post coloniali in Italia e il tema della grafica pubblicitaria
Cap. 3: Manifesti tra inizio ‘900 e i primi anni del Fascismo
Capitolo 4 : Gran Premio, Lotteria e Fiera di Tripoli
Capitolo 5: Pubblicità coloniale e autarchia
Capitolo 6: La cartina dell’Impero nella pubblicità istituzionale
Capitolo 7: La cartina dell’Impero nella pubblicità commerciale
Capitolo 8: Roma antica e il fascino della frontiera
Capitolo 9: Il ruolo della donna nella pubblicità a sfondo coloniale
Appendice A: Futurismo e pubblicità coloniale
Appendice B: Marcello Dudovich e la Libia
Bibliografia
Sitografia
Archivi e centri di documentazione