Nicky Di Paolo, 10 marzo 2012
Sono decenni ormai che nelle nostre biblioteche si accumulano i numeri del Mai Taclì, piccoli tesori che ognuno di noi custodisce gelosamente perché spesso va a rileggere qualcosa di questi scritti che raccontano le nostre gesta e quelle dei nostri padri avvenute in Africa orientale.
Non sono pochi quindi coloro che si sono accorti che l’ultimo numero del giornale non è uscito e nessuno può sapere al momento attuale se il Mai Tacli tornerà a portare in casa degli asmarini quella felicità sempre tanto trepidamente attesa e così attentamente letta.Marcello Melani, editore del giornale, ha dovuto lasciare, almeno momentaneamente, la direzione del periodico degli asmarini. Ragioni di salute lo costringono ad un riposo forzato, ma la sua improvvisa assenza mette in evidenza tutto il grande ruolo che questo nostro straordinario amico ha avuto in tutti questi anni per tenere in vita il Mai Taclì.
Ciò è tanto vero che, con tutta la buona volontà, non si è riesce ad identificare un personaggio che possa affiancare Marcello alla redazio10 di questo periodico che per la sua originalità e ricchezza di contenuti è molto citato in Italia e all’estero quale fonte di notizie uniche nel loro genere.
Se il Mai Taclì è presente in molte biblioteche universitarie, è tutto merito di Marcello Melani: ottimo giornalista, ha spiccate capacità imprenditoriali, una grande cultura e soprattutto possiede quelle capacità discrezionali indispensabili a dirigere un giornalino che solo all’apparenza appare semplicistico.
Il Mai Taclì ha pubblicato di tutto, dalla storia dell’Eritrea, dai diari dei pionieri, dai ricordi dei lettori fino alle fotografie storiche di tante famiglie, per giungere poi alle pagine poetiche di chi sapeva descrivere l’amore per quel lembo di terra africana.
Marcello era pronto a rifinire, a correggere, a prendere le distanze o ad appoggiare con intelligenza tutto ciò che veniva pubblicato fino a tenere una rubrica introduttiva di ogni numero nella quale esprimeva il suo pensiero. Se soffriva la nostalgia della colonia africana, non lo dava mai ad intendere, se non condivideva gli scritti di qualcuno, era delicatissimo il suo dissenso.
Ora Melani è stanco, ha diritto al suo riposo e alla sua tranquillità, ma a tutti noi mancano quei pochi fogli di giornale tanto attesi, tanto divorati, tanto riletti ed ora tanto disperatamente spariti.
Marcello, ascolta la nostra preghiera: riprenditi alla svelta e torna a dirigere il Mai Taclì e fai in modo che il tuo giornale torni a creare quelle piccole liti familiari per decidere chi sia il primo a prenderlo in mano per immergersi nella sua lettura.