Non so se sono capace di fare un ritratto di Marcello Melani, il mitico fondatore-direttore del bimestrale Mai Tacli, la pubblicazione che è stata pemolti anni l’invisibile ma resistentissimo filo che ha legato, malgrado le distanze, in un sodalizio vivo e vitale moltissimi italiani rimpatriati dall’Eritrea, i cosiddetti “asmarini”.
Io, che sono stato direttore di giornale, so quanto sia difficile questo compito.
Mantenere un equilibrio, saper dire di no, accettare o respingere gli scritti dei collaboratori, fare tagli, rispondere alle lettere, sia di critica che di elogio, e scrivere degli editoriali per dire, con fermezza, ma sempre con civile garbo, la verità anche a costo di perdere un collaboratore, un abbonato ed anche un amico.
Bene, Marcello Melani ha saputo interpretare questo ruolo con la maestria di un vissuto protagonista del giornalismo e ha riscosso il plauso dei suoi lettori che lo hanno seguito nelle sue molteplici iniziative.
I “raduni” del Mai Taclì sono stati, forse, la perla più bella della collana di successi del “Direttore”, accompagnati dalle numerose campagne di raccolta fondi per realizzare opere utili in Eritrea, come la scuola di Massaua che rimarrà negli anni a ricordo di quest’uomo intelligente, fattivo ed infaticabile.
Marcello Melani avrebbe potuto dedicare tutto questo tempo e tutta questa fatica alla sua attività di imprenditore ricavandone tangibili soddisfazioni, ma si era prefisso di cercare di tenere insieme gli asmarini e ricostruire, o almeno tentare di ricostruire, quello spirito di amicizia e di voglia di fare che ha sempre caratterizzato gli italiani di quel lembo d’Africa tanto amato e mai dimenticato.
Così, anche con il parziale sacrificio degli interessi personali, Marcello Melani ha adottato questa causa e l’ha portata a compimento in maniera mirabile.
La sua scomparsa non è stata soltanto la morte di un asmarino, ma la morte dell’”asmarino” perché con lui si è dissolto il legame tra gli asmarini che hanno perduto il loro punto di riferimento ed ora sono tornati ad essere tanti piccoli atolli nel vasto oceano degli “italiani”.
angra