È morto un leader dell’architettura italiana. Le profonde tracce del lavoro lasciate da Arturo Mezzedimi. L’architetto italiano ha inondato il “Corno d’Africa”con opere di largo prestigio – Un ictus lo ha stroncato – I funerali a Siena, sua Città natale.

Enrico Mania, giugno 2010

Sono uno dei pochi ad aver seguito la scalata professionale dell’architetto Arturo Mezzedimi ma anche ad essermi ritrovato diverse volte sul suo stesso tracciato per il mio mestiere di giornalista.

Si, io sono stato per Arturo una presenza obbligata e, qualche volta, un’ombra continua che si è incespicata fin dalla sua prima opera costruita ad Asmara (la piscina coperta Mingardi) e poi, nei decenni, la realizzazione della più prestigiosa delle sue opere architettoniche negli anni Sessanta : il “PALAZZO AFRICA”, oltre a centinaia di appartamenti “sperimentali”, e il “Palazzo di Città”, l’edificio multipiano dell’ERESCO, tutti realizzati ad Addis Abeba. In queste due opere, maggiormente significative, comunque, si potrebbe condensare il principio e la fine del suo percorso professionale, se, in questa frenesia di grandi opere, l’architetto non fosse riuscito anche ad inserire l’impegno sociale: prima come delegato in rappresentanza della comunità italiana nel “Corno d’Africa”, e poi, come fondatore a Roma dell’Associazione “APE” in difesa soprattutto degli interessi dei profughi italiani provenienti dall’Eritrea e dall’Etiopia. Ecco sintetizzata l’opera di Arturo nel suo impegno di cittadino e di professionista.

Arturo Mezzedimi ha concluso il suo percorso terreno, colto da un ictus, domenica 30 maggio 2010, venti giorni prima della ricorrenza dell’ottantottesimo compleanno. Arturo era nato a Poggibonsi (Siena) il 19 giugno dl 1922. Nella città toscana aveva condotto i suoi studi fino al trasferimento con la sua famiglia paterna in Asmara, dove riprese a studiare e nel 1941 si diplomò geometra all’Istituto Tecnico Vittorio Bottego. Nella capitale eritrea aveva vissuto pochi mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Poi c’è stata l ’occupazione britannica, lunga un ventennio, nel corso della quale Arturo aveva cominciato ad affermarsi. Erano gli anni della prima ed unica costruzione della piscina coperta. Il suo impegno, tuttavia, era collaterale alla sua “furibonda” attività sportiva, oltre a seguire, pur lavorando, i corsi di Ingegneria e Matematica. Questi corsi erano predisposti per l’ottenimento di un’equiparazione agli stessi corsi “universitari” di un presunto e prossimo dopoguerra, come era già stato fatto per gli studenti di Medicina e di Giurisprudenza. Lo sport e la pratica della pallacanestro, e l’insieme di “furibonda” attività me li segnalò in una nota… privata.

Divenne anche capitano della sua squadra UNIVERSITARI. Nella pallacanestro incontrò anche l’amore: quello di Silvana Moreschi, sua moglie e compagna di attività sportive sociali. Con Silvana, infatti, ha percorso tutta la vita, coronando il legame con la nascita dei due figli: Sergio (1947) e Sandra (1951).Ovviamente ci sono stati anche i nipoti. Nel 1952 con l’ing. Mario Fanano formava lo “STUDIO FANANO MEZZEDIMI” di progettazione e direzione dei lavori, nel frattempo aveva conseguito la laurea in architettura all’ATHENEUM di Losanna. Tra i tanti progetti che segue c’è il progetto per l’Eritrea (potenziamento della politica etiopica di presenza e di sostegno sociale) con i suoi ospedali, scuole, chiese, moschee, edifici pubblici. e privati.

Per lo Studio: la progettazione (Mezzedimi) e il calcolo (Fanano) tutto va con il vento in poppa, a gonfie vele. Inoltre, nello Studio hanno posto ingegneri e tecnici assunti localmente e in Italia. Oltre allo studio di Asmara venne aperto nel 1959 lo studio di Addis Abeba per la progettazione e la direzione dei lavori al PALAZZO AFRICA che Mezzedimi volle seguire personalmente. Per Mezzedimi il compito fu enorme: si trattò di un’opera gigantesca con date prestabilite di esecuzione, anche perché, è bene ricordarlo, l’Etiopia nel 1960 subiva un colpo di stato della guardia imperiale e l’imperatore voleva dimostrare che nel paese regnava la calma. I termini saranno rispettati: il PALAZZO AFRICA verrà inaugurato alla data prestabilita. È scontato: il successo fu clamoroso. L’unico intoppo : la società per lo Studio si sciolse e Mezzedimi tornò padrone di ciò che era e aveva costruito dalla piscina coperta di Asmara in poi. Più tardi, il “Palazzo di Città” della capitale, venne inaugurato alla presenza della regina Elisabetta di Gran Bretagna.

Era stato preceduto dalla realizzazione della Base della Marina etiopica, dell’italiano “ Red Sea Hotel” di Massaua, del palazzo del capo dello Stato dello Yemen, oltre che dalla progettazione di 22 centri urbani in Etiopia. Tra le sue opere, va ricordata l’Expo ad Asmara. Due edizioni in quattro anni che testimoniano la forte presenza del lavoro italiano in Etiopia. Di Mezzedimi fu il compito di realizzare un padiglione centrale e di svolgere tutto il piano della mostra. Tre i settori economici più rappresentativi (agricoltura, industria, commercio) contenuti nel piano dell’EXPO. Questo è stato in sintesi l’impegno di Arturo Mezzedimi nel “ Corno d’Africa”. Queste le profonde tracce del lavoro che ha lasciato in quelle Terre.

Il segretario dell’ONU U Thant ascolta dall’architetto Arturo Mezzedimi il piano del PALAZZO AFRICA
Il progetto di duecento appartamenti da costruirsi dietro il “PALAZZO AFRICA” illustrati a S.M. Haile Sellassie dall’architetto Arturo Mezzedimi