Nicky Di Paolo, Febbraio 2012 – Foto di Alberto Vascon

Nel Corno d’Africa si usa ricordare che ha poco valore il pentimento, quando questo avviene in età avanzata, nel momento in cui le forze per compiere le più varie nefandezze vengono a sparire obbligando il reo, carico di anni e ormai stanco, ad essere avvinto da altri pensieri più profondi; in realtà la senescenza in genere mitiga i caratteri aggressivi e spesso obbliga gli animi turbolenti a una resa, per dedicarsi a tematiche più distensive e non ultime a quelle spirituali.

C’è da aggiungere che, a una certa età, è spontaneo fare dei consuntivi e chiedersi se si sia combinato qualcosa di bello e di buono nella propria vita. Sono convinto che non siano poche le persone anziane che possano fare un bilancio positivo della propria esistenza, ma sono altrettanto certo che siano ben rare quelle che lasciano dietro di sé una traccia evidente di un vissuto fortemente impregnato di creatività e spiritualità.A questo punto vi chiederete cosa possono avere a che fare queste mie elucubrazioni con gli abissini, con la Madonna e con Alberto Vascon; abbiate un po’ di pazienza, ci arriveremo pian piano anche perché dovremo introdurre la prima parte del titolo di questo scritto, vale a dire le Arche, anzi per la precisione, tre Arche che avranno un ruolo fondamentale in questa dissertazione.

La prima è l’Arca di Noè. È descritta nel settimo e ottavo capitolo della “Genesi” come una immensa imbarcazione in legno di circa 140 metri di lunghezza (trecento cubiti) che Dio ordinò a Noè di costruire per racchiuderci coppie di uomini e animali; il destino di questi era di galleggiare a lungo in una distesa di acque formate da un diluvio universale che nulla avrebbe lasciato di vivente sulla terra a parte gli esseri accolti nell’Arca stessa.

Dell’Arca di Noè si parla decine e decine di volte nel Vecchio Testamento e non solo nella Bibbia; infatti si può affermare che tutte le antiche civiltà che hanno lasciato scritture o documenti risalenti a 4500-5000 anni or sono, fanno riferimento a uno o più Diluvi Universali. Gli studiosi dubitano che simili documentazioni che riguardano genti che vivevano molto distanti fra loro (nell’Africa, nella Cina, nell’Europa e perfino nell’Australia), e che ricordano un Diluvio, si riferiscano tutte allo stesso cataclisma, ma è molto probabile che trattino di più eventi distanziati fra loro in quanto in quell’epoca questi fenomeni meteorologici erano frequenti e di tale intensità da allagare intere e vasti territori.

Gli sfortunati abitanti di quei luoghi erano inclini a definire queste inondazioni punizioni divine. Non sono invece molti gli scritti che descrivono, oltre a quello biblico, diluvi che vengono associati alla costruzione di un’ Arca ed è verosimile che facciano riferimento tutti al medesimo cataclisma; il più interessante e pertinente è forse quello descritto nel Corano che ha attinto a piene mani dalla Bibbia e ritiene Noè un grande profeta, riconoscendogli il mandato di Dio di salvare gli esseri viventi della terra dal Diluvio Universale.Sono centinaia di anni che personaggi, studiosi, avventurieri, cercano l’Arca di Noè o i suoi resti sul monte Ararat dove si sarebbe arenata alla fine del Diluvio Universale: speculatori e mitomani hanno rivendicato la pretesa del ritrovamento dell’Arca, compreso il noto esploratore James Bruce che ben conosciamo per la serietà delle sue spedizioni scientifiche in Etiopia.

Inutile ricordare che potenti macchine fotografiche piazzate su centinaia di satelliti artificiali hanno ripreso negli ultimi lustri, con definizione millimetrica, tutto il monte Ararat, ma non hanno mai evidenziato alcuna immagine scientificamente compatibile con i resti dell’Arca anche nel caso si fosse pietrificata o avesse lasciato l’impronta come un fossile. L’Arca di Noè, secondo la Bibbia, fu voluta da Dio per la sopravvivenza di un campione di esseri viventi che popolavano la terra; il resto della popolazione mondiale e tutto il regno animale furono soppressi per annegamento senza sapere quali orrendi peccati uomini e bestie avessero commesso.

Un Dio implacabile quindi, senza pietà e almeno apparentemente senza giustizia: perché colpire i bambini? Perché sterminare gli animali? Non sono riuscito a trovare una motivazione che possa essere accettata senza dover reprimere un senso di ribellione. È quello stesso senso di 2inquietudine che mi prende se mi immergo nel mare di una barriera corallina o nel buio notturno di una foresta; lo splendore dei luoghi è offuscato dalla violenza che si sprigiona in ogni angolo: è tutto un fuggi fuggi, è un immenso urlo di dolore, una carneficina; il più grande caccia, uccide e si nutre degli esseri più piccoli, che a loro volta predano quelli ancora più minuti, senza descrivere gli orribili apparati e i veleni di cui sono dotati alcuni per assassinare gli altri. Ritorniamo al nostro tema.

Anche la seconda Arca che andiamo a considerare è biblica ed è quella di Mosè. Meglio nota come Arca dell’Alleanza, ha polarizzato l’attenzione di tanti uomini di scienza, di santi uomini, di personaggi fantasiosi, di un’infinità di curiosi fra i quali il sottoscritto, ognuno con le proprie idee sulla passata esistenza e sulla probabile collocazione attuale del prezioso e misterioso manufatto; con Alberto ne abbiamo scritto molte pagine senza che lui si sia mai fatto prendere la mano dall’entusiasmo o dalla fantasia, rimanendo sempre lucido ed estremamente critico verso coloro che non restano con i piedi per terra ma si involano in inverosimili teorie che nulla hanno di scientifico né di storico; Albero Vascon resta sempre attento, pronto a riprendere e a correggere chi scrive cose non vere, attingendo alla sua vasta cultura e alla sua mente che è sempre lucidissima; qualcuno potrebbe suggerire allora di togliere dal titolo il nome di Alberto, lasciando correre di più l’immaginazione, creando più curiosità e forse anche stimolando qualche lettore a dare una sbirciata ad uno scritto fantasioso.

No, Alberto è un protagonista di queste pagine e non può essere eliminato.

Va premesso che con Alberto parliamo e discutiamo di tutto, ma mai di politica o di religione; non chiedetemi il perché, non saprei rispondervi, è così e basta.

Ciò non toglie che di religioni si scriva spesso rimanendo però sempre fedeli a quanto ci siamo proposti nel dare vita al sito https://www.ilcornodafrica.it/: tolleranza e rispetto verso tutti i credi, purché non istighino in qualche modo alla violenza.

L’abissino, benché molto religioso, discute poco della sua fede e ho potuto constatare di persona che la spasmodica ricerca dell’Arca dell’Alleanza gli interessa poco o nulla se non quella parte della 3leggenda che narra la trafugazione dell’Arca da parte di Menelik, primo re d’Etiopia, figlio di Salomone e della regina di Saba; Menelik, secondo questa storia, dopo molte peripezie, riuscì a rubare l’Arca che era custodita nel tempio di Gerusalemme, riuscendo a trasportarla in Africa dove sarebbe stata relegata in luoghi nascosti in varie parti dell’Etiopia ma ora si trova ad Aksum.

La stessa Bibbia conferisce all’Arca dell’Alleanza poteri straordinari che hanno spinto personaggi di ogni tipo alla sua ricerca; fra i tanti, con molte probabilità, anche i templari la 4cercarono per secoli mentre, alla fine dell’’800 ritroviamo ancora James Bruce alla ricerca delle sue tracce in Abissinia. Mentre l’Arca di Noè nulla contiene di divino, l’Arca dell’Alleanza racchiude il verbo di Dio scolpito da Mosè nelle Tavole Della Legge. Non c’è un Diluvio catastrofico questa volta, ma ci sono i Comandamenti, dettati da Dio ai quali il popolo di Mosè deve sottomettersi, altrimenti arriveranno le punizioni divine. Quindi ancora punizioni dall’Alto; quelle inerenti all’Arca di Noè piombarono sulla terra senza preavviso, mentre furono chiaramente annunciate con quella di Mosè.

Senza riuscire a intravedere le finalità divine, ho cercato di farmi un’idea del pensiero umano e, a mio avviso, nell’inconscio dell’uomo sopravvissuto al Diluvio e più tardi sottomesso all’Arca di Mosè, nacque impellente e poi imperioso, un bisogno essenziale: la continua e disperata ricerca di un’Arca più misericordiosa, meno intransigente e più vicina all’uomo. L’evento tanto desiderato si fece attendere per lunghi secoli fino alla discesa di Cristo sulla terra.Tutti gli abissini, forse più degli altri Cristiani, hanno profondamente impresso il concetto della Madonna “Foederis Arca”, la terza Arca, l’Arca della Nuova Alleanza, che prenderemo in considerazione; infatti, se poniamo la giusta attenzione, risulta evidente che la stessa Maria impersona perfettamente l’Arca dell’Alleanza.

Cerchiamo di capire meglio questo concetto: la Madonna apparve nella storia dell’uomo esattamente 2030 anni or sono quando i Vangeli, in particolare quello di Luca, annunciarono la venuta di Cristo, Figlio di Dio, che sarebbe nato da Maria, senza concepimento; Lei, unica Donna al mondo, avrebbe partorito il figlio di Dio senza l’intervento di Giuseppe, il marito di Maria. C’è da chiedersi come, poche centinaia di anni dopo, San Frumenzio riuscì a convincere gli aksumiti, allora idolatri, ad accettare il Cristianesimo e la venerazione di Maria.Con la conversione gli aksumiti diventarono soggetti alla Chiesa di Alessandria d’Egitto, che nominò Frumenzio vescovo dell’Etiopia, e in seguito assegnò loro l’Abuna, il capo egiziano della Chiesa di Etiopia; ma proprio in Alessandria i cristiani, che furono chiamati copti dopo la conquista araba dell’Egitto, recepirono ed elaborarono che la Madonna aveva tenuto dentro di sé Cristo, figlio di Dio e quindi Dio stesso con le sue parole ed il suo pensiero. In altre parole la Madonna era l’Arca tanto attesa che aveva messo al mondo Cristo, il Nuovo Adamo, per redimere l’Umanità dal peccato originale; l’Arca di Mosè conteneva solo la parola di Dio, mentre la Madonna aveva tenuto dentro di sé Dio stesso con il tutto il suo Corpo e tutto il suo Spirito, quindi Maria rappresentava l’Arca della Nuova Alleanza fra Dio e l’Uomo.

Questo concetto è pienamente sostenuto anche dalla Chiesa cattolica e recentemente nella omelia di Papa Benedetto XVI del 15 agosto 2011 è stato ricordato come dogma di importanza fondamentale. Quindi tre Arche, molto disuguali in quanto due fabbricate dall’uomo, la prima di legno e la seconda di legno durissimo e oro mentre la terza è un essere vivente unico che, dando la vita a Cristo, crea una simbiosi umana e divina, eterna e incorruttibile. C’è da sottolineare però che per gli abissini, che praticano il cristianesimo antico, cioè quello precedente il Concilio di Calcedonia, Maria è stata sepolta nei giardini di Getsemani; mentre per i cattolici la Madonna è stata proclamata assunta in cielo quando il 1 novembre1950 Papa Pio XII, con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus, proclamò ex cathedra il dogma dell’Assunzione di Maria. L’atto segna l’inizio dell’Anno Santo della “Madonna pellegrina”.

L’Arca di Noè e quella dell’Alleanza invece rimangono (ammesso e non concesso che abbiano superato miracolosamente l’erosione del tempo) due oggetti, o meglio due manufatti umani, forse ancora ben nascosti, ma prede teoricamente possibili per chi riuscisse ad impossessarsene; che poi l’Arca di Mosè possieda poteri straordinari è pura fantasia e il fatto che susciti nell’immaginario collettivo commozione e curiosità può solo fare l’interesse degli abissini a mantenere il mito dell’Arca di Mosè che nobilita la loro origine e più praticamente rende unici e pieni di un fascino misterioso i loro rituali.

Non è quindi difficile immaginare come mai i cristiani abissini accettino l’Arca di Mosè e, per similitudine, la Madonna come Arca, anche se a questo punto ci sembra chiaro che la prima non dovrebbe avere più quel significato profondo che possedeva prima della nascita di Cristo. Se l’Arca 5di Mosè era il contenitore della Parola di Dio, la Madonna ha dentro di sé Dio nella sua completezza. A differenza delle Arche di Noè e di Mosè, non ci sono imposizioni o punizioni nella “Foederis Arca”, che è colma invece di un affetto materno che può solo perdonare ed è un sentimento così immenso da poter abbracciare tutti gli abitanti del Mondo.La Bibbia è severa con l’uomo, mentre il Vangelo è più vicino ai fedeli, grazie alla intercessione di Maria. Non è necessario cercarla, la Madonna Arca è in ogni dove, pronta a mostrarsi a chiunque la implori, o più semplicemente la preghi. A me personalmente appare evidente che non c’è più bisogno di andare a indagare sulle altre due Arche perché non hanno da mostrare nulla di più di quello contenuto nella Foederis Arca, anche se l’Arca di Mosè contiene le Tavole della Legge, che sono alla base del cristianesimo, ma delle quali noi conosciamo il contenuto.A questo punto possiamo tentare di chiarire le posizioni di ciascuno dei presenti nel titolo di questo capitolo.

Gli abissini, anche se convinti della completezza della Foederis Arca, mantengono nei loro rituali l’Arca di Mosè, rituali immutati nei millenni e celebrati così come avveniva al tempo di Davide in Palestina. Le funzioni religiose sono scandite dai suoni di tamburi, di violini monocorde,di flauti e di sistri, e i giovani monaci danzano al ritmo di melodie dolci, ripetitive, ma assolutamente commoventi e originali. Anche per gli abissini la Madonna è l’Arca che ha contenuto Dio e ne ha permesso la sua trasformazione in essere umano, rappresentando quindi il punto di congiunzione fra l’Uomo e Dio. Maria è l’ essere Divino più vicino all’uomo ed è per questo che viene posta subito al di sotto Dio e sopra gli angeli.I Cristiani del Corno venerano la Madonna come la vera Arca, ma, ripetiamo ancora, non la credono Assunta in Cielo, per loro il corpo è stato sepolto nei giardini di Getsemani, in cielo è salita solo la sua anima.

Quindi gli abissini sono Cristiani molto devoti alla Madonna, ma, a differenza di tutti gli altri Cristiani, nelle Processioni e nelle Chiese portano in trionfo migliaia di “Tabot” che sono rappresentazioni simboliche dell’Arca di Mosè, rivendicando in questo singolare rituale la custodia di questa preziosissima reliquia. È palese che gli abissini siano convinti che l’Arca dell’Alleanza si trovi proprio in Etiopia, ad Aksum nella cappella adiacente alla chiesa di Mariam Tsion.

Alberto Vascon, che ha studiato a fondo la religione dei cristiani d’Etiopia, accetta l’esistenza di tutte e tre le Arche senza porsi il problema di perché gli abissini, così meticolosi, credono che queste tre entità possano coesistere in uno stesso credo, mantenendo l’Arca di Mosè al centro della loro catechesi e della loro liturgia, fieri della loro origine salomonide che li rende unici fra tutti gli africani. Il totale isolamento in cui hanno vissuto per migliaia di anni, sulla cima dell’inespugnabile acrocoro etiopico, ha permesso di mantenere il loro Cristianesimo così come lo predicò San Frumenzio nel quarto secolo senza subire gli sconvolgimenti che la Chiesa di Roma ha subito nel tempo: basti considerare il fatto che il terribile e lungo momento dell’Inquisizione non sfiorò minimamente il Corno d’Africa.

Gli abissini sostengono la loro origine salomonide e Alberto è convinto della loro particolare etnia che li distingue da tutti gli altri abitanti dell’Africa subsahariana, riconosce che il Vecchio Testamento sta dalla loro parte, è affascinato dalla loro storia, dalla loro arte devozionistica così particolare e non si stancherebbe mai di fotografare tutto ciò che riguarda il Cristianesimo etiopico.

Nicky, che tenta di mettere nero su bianco, è molto confuso, desidererebbe consultare un teologo, ma prima ha bisogno di chiarirsi le idee nel senso che non sa se crede o meno a molti aspetti di questo argomento, vale a dire è certo di non accettare alcuni dogmi di fede. È rimasto sconcertato quando Alberto, di recente, discutendo delle tre Arche,gli confidò che lui era un agnostico e come tale aveva le sue idee precise. Nicky, anche se non ne avevano mai parlato, era certo che Alberto fosse un devoto della Madonna e questo lo aveva dedotto dalla accuratezza degli scritti di Alberto sui cristiani d’Etiopia e dalla completezza unica della sua documentazione fotografica della realtà religiosa di quel popolo.

Nicky rimarrebbe ore a seguire le funzioni religiose abissine; ci trova tanta poesia e consapevolezza, tanto calore e spontaneità; trova quei rituali, scanditi da musiche, canti e danze, assolutamente colmi di calore umano e tanto adatti per rivolgere preghiere al Cielo;inoltre è convinto che il tema da discutere cambia drasticamente:una cosa è avere la fede e quindi credere senza dubbi a qualsiasi dogma la Chiesa assuma, tutt’altro è cercare di vedere e di capire cosa la Chiesa pensa e cosa fa.

Un punto che tutti possono condividere è quello che Maria sia l’Arca attesa da tanti secoli e che rappresenta un ponte fra l’Uomo e Dio: la Madre di Cristo intercede affinché le richieste degli uomini giungano a Dio e gli uomini pregano con più spontaneità Maria perché anche Lei è stata donna e, a loro vedere, può comprendere meglio le loro implorazioni, capire le loro necessità, può essere più vicina alle sofferenze terrene e nel contempo, assunta in Cielo, rendere Dio più indulgente e meno intransigente di quello che impose a Noè e a Mosè la costruzione delle altre due Arche. Per gli abissini Maria ha fatto un patto con suo Figlio: chiunque si rivolgerà a lei con una preghiera, anche con il semplice dono di una goccia d’acqua, sarà accolto in Cielo.

Se tutto ciò è logico, quale razionale può giustificare il proseguimento della ricerca delle prime due Arche? A mio parere nessuno. Gnostici e agnostici si trovano d’accordo nel conferire alla Madonna il nome di Foederis Arca, Arca dell’Alleanza, l’Arca divina e allo stesso tempo umana, Arca capace, molto di più di quella di Noè, di proteggere tutto il genere umano e non solo una piccola parte, molto più potente di quella di Mosè perché è in grado di dettare il volere di Dio con la indulgenza della più dolce fra le donne, perché ama l’umanità dalla quale proviene.

È la Madonna che avvicina l’agnostico allo gnostico, che accorcia le distanze fra Cielo e Terra e che quindi avvicina l’uomo a Dio.

Gli abissini, Alberto e Nicky la pensano quindi, più o meno, nella stessa maniera e vedono le tre Arche come tre gradini da salire con tanto rispetto e conoscenza cercando insistentemente risposte a tutte quelle domande dettate loro dalla mente e dal cuore.8Alberto e Nicky hanno una certa età, conoscono un po’ il modo di pensare degli abissini e si chiedono se non sia un po’ troppo tardi per tentare di porsi questioni metafisiche. Piacerebbe loro conoscere il parere del distratto lettore che per caso è inciampato in questo scritto.