Vincenzo Meleca, 14 novembre 2017

È noto che il governo degli Stati Uniti ha utilizzato da molti anni ed utilizza tuttora un’area della loro base militare di Guantanamo come sede di detenzione di terroristi (o ritenuti tali).

Quasi sconosciuta è invece la detenzione in Eritrea, dal 1944 al 1947,di alcune centinaia di ebreipalestinesi1, in gran parte provenienti da Paesi europei, ritenuti dagli inglesi terroristi.Il motivo di questa “damnatio memoriae” è essenzialmente legato al fatto che, in quasi tutte le epoche storiche caratterizzate da conflitti armati, la storia viene scritta dai vincitori(nel nostro caso, gli inglesi)e che questi si premurano di cancellare gli episodi negativi che possono ledere la loro immagine.

Fortunatamente, alcuni di questi episodi, con il passare degli anni, con la desecretazione di documenti e con l’impegno di ricercatori storici, vengono a galla.

Per comprendere meglio questo episodio, occorre fare un breve riferimento a quanto stava accadendo qualche anno prima del 1944 in Palestina, all’epoca ancora sotto mandato britannico2

I prodromi

Tra l’inizio degli anni ’30 e la fine degli anni ’40 del secolo scorsoo però nella Palestina (allora sotto mandato britannico) l’Irgun, movimento fondato da Avraham Tehomi, attivista ebreo,e sorto da una scissione ultranazionalista a destra dell’Haganah, che aveva l’obiettivo di creare uno Stato ebraico in Palestina. Come gruppo armato paramilitare, l’Irgun attuò numerose azioni all’epoca definite terroristiche3, sia contro le autorità britanniche (con la breve parentesi del periodo tra il 1940 ed il 1943),sia contro gli arabi palestinesi.Una parte dell’Irgun, capeggiata da Avraham Stern (“Yair”) assieme ad altri estremisti (tra i quali ben due futuri Primi ministri d’Israele, Yitzhak Shamire Menachem Begin), si scisse dando vita ad un altro gruppo, denominato prima “Irgun Zvai Leumi beIsrael” e, in seguito,

“Lohamei Herut Israel” (Combattenti per la libertà d’Israele) o Lehi, anche se il Governo britannico preferì dargli una definizione di stampo criminale, chiamandolo “Banda Stern”.

Dopo un periodo in cui l’Irgun-Lehi compì numerosi attentati assassinando sia alti ufficiali ed esponenti britannici della comunità internazionale, sia civili arabi ed ebrei (questi ultimi tacciati di collaborazionismo con gli inglesi), il gruppo, oramai noto come “Banda Stern”, fu via via smantellato dalle forze di polizia e dall’esercito britannico: Stern fu ucciso il 12 febbraio 1942 dalla polizia britannica, mentre Shamir era già finito una prima volta in prigione l’anno precedente.

Emblema dell’Irgun

Negli anni successivi, nonostante i colpi subiti, la Banda Stern riprese gli attentati, uccidendo, tra gli altri, l’ambasciatore inglese al Cairo, Walter Edward GuinnessI, barone Moyne (6 novembre 1944) e il negoziatore ONU, Folke Bernadotte (17 settembre 1948). L’attentato forse più noto e che causò il maggior numero di vittime fu però quello che distrusse buona parte del King David Hotel di Gerusalemme, causando oltre 90 morti, tra cui molti militari britannici (22 luglio 1946), ma grande risonanza ebbe anche quello che distrusse Villa Bracciano, sede dell’ambasciata britannica a Roma (31 ottobre 1946)4.

A seguito dei vari attentati, i gruppi sionisti più moderati (o meno estremisti…) di tendenza socialista decisero che le azioni dell’Irgun e della Banda Stern andavano a detrimento della causa ebraica, per cui aiutarono le forze britanniche ad identificare ed arrestare diverse centinaia(talune fonti parlano addirittura di oltre un paio di migliaia)di componenti e simpatizzanti delle due organizzazioni, cosa che avvenne con la cosiddetta ”Operazione Agatha” (talora chiamata Black Sabbath)5.

Per evitare che si potesse tentare di liberarli, come poi accadde ad Acri nel 19476, gli inglesi decisero di trasferire, come già avevano fatto nel 1944, molti degli arrestati in tre campi di detenzione in Africa.

l carcere di Latrun, poi posto fortificato di polizia ed attualmente museo delle truppe corazzate

Nell’ottobre 1944, infatti, le autorità britanniche, temendo che i membri dell’Irgun e del Lehi detenuti nel carcere di Latrun (o Latroun)7, dove erano stati custoditi in attesa di processo, potessero evadere, avevano preso la decisione di trasferirli in campi di detenzione situati in località lontane dalla Palestina (per l’esattezza a Sembel, in Eritrea, Gilgil, in Kenya e Carthago, in Sudan), da dove le possibilità di fuga e di rientro in Palestina erano considerate minime.

Gazzetta della Palestina, 19 ottobre 1944, con l’annuncio ufficiale del governo dell’esecuzione del piano “Operation Snowball”, con la deportazione di 251 detenuti dell’Irgun dal campo di Latrun ai campi di detenzione in Africa.

La decisione fu resa operativa in tempi rapidissimi ed il 19 ottobre 1944, con l’”Operazione Snowball”, tutti i detenuti nel carcere di Latrun furono imbarcati su alcuni aerei da trasporto e, in due missioni successive, trasportati in Africa Orientale (251 in Eritrea e 439 in Kenya e Sudan)8. Il trasferimento in Eritrea dei detenuti ebrei palestinesi fu effettuato per via aerea con tredici voli, mentre quello in Kenya e Sudan ne richiese altri undici.Il campo di prigionia di Sembel In Eritrea il campo di detenzione prescelto fu quello di Sembel, situato a breve distanza dalla capitale Asmara. Fino al 1941 l’area fungeva da centro ricreativo e sportivo per la gioventù fascista italiana.

Yitzhak YezernitzkyShamir al centro nellafoto segnaletica di un manifesto della fine degli anni ’30, quando era ricercato per omicidio e terrorismo della Palestine Police Force.Nel manifesto altri due membri della Lehi: Yaakov Levstein Eliav (a sinistra) e Nathan Friedman Yellin-Mor (a destra).

Tra i detenuti inviati in Eritrea ve n’era anche uno ritenuto dalle forze di sicurezza britanniche particolarmente pericoloso, Yitzhak Shamir, futuro premier dello Stato di Israele9.Le condizioni di detenzione nei tre campi africani erano alquanto dure per i detenuti, sia sotto l’aspetto igienico (a Carthago mancava persino l’acqua, tanto che dopo circa 9 mesi molti detenuti furono trasferiti a Sembel) sia sotto quello alimentare (il rancio agli inizi era scarso e non prevedeva cibo kosher). La situazione non era molto migliore a Gilgil, che, già prigione militare sudanese, aveva celle piccole e soffocanti, dove i detenuti soffrivano per la presenza di zanzare anofeli.

Due manifestini diffusi dall’Irgun dopo il trasferimento dei detenuti ebrei palestinesi nei campi di detenzione in Africa. A sinistra: “Ricorda: oggi sono loro, domani potrai essere tu ad essere deportato”. A destra: “Esodo degli ebrei dalla loro patria – disgrazia imprevedibile, crimine ingiustificabile”

Nonostante le proteste dei detenuti, la situazione non migliorò, anzi il 17 gennaio 1946, nel campo di Sembel, le guardie sudanesi spararono ed uccisero due detenuti, Eliyahu Ezra dell’Irgun e Shaul Hagalili del Lehi. L’episodio era iniziato per il rifiuto di Ezra di allontanarsi, come ordinato dai militari, da una recinzione. Le guardie aprirono il fuoco ferendolo.

Altri detenuti lo soccorsero, chiedendo di uscire dal campo per portarlo in un ospedale ad Asmara, ma le guardie si opposero alla richiesta. A quel punto i detenuti cercarono di abbattere il cancello ma dovettero desistere in quanto fu aperto il fuoco contro di loro, causando la morte di Ezra e Hagalili ed il ferimento di altri dodici detenuti. Soltanto allora venne aperto il cancello, consentendo ai feriti di essere portati in un ospedale militare10. Il drammatico episodio provocò l’intervento del Comitato internazionale della Croce Rossa, al quale le autorità britanniche non poterono opporsi. L’ispezione da parte di un funzionario della Croce Rossa, avvenuta nel giugno del 1946 verificò che molti detenuti soffrivano di una serie di patologie di natura cardiaca e polmonare legate anche all’altitudine (ricordiamo che Sembel si trova ad oltre 2300 metri), oltre ad alcuni problemi di salute mentale.

l campo di Sembel nel 1946(da Jabotinsky Institute)

Le evasioni da Sembel

Il desiderio di riprendere la lotta indusse molti detenuti a tentare ripetutamente la fuga dai tre campi di detenzione africani. Limitandoci ad accennare ai tentativi di evadere dal campo di detenzione di Sembel, il primo avvenne nel gennaio 1945, quando tre membri dell’Irgun riuscirono ad evadere e a raggiungere l’abitato di Asmara, dove furono aiutati dalla locale comunità ebraica. Saliti su un autobus diretto al confine con il Sudan, ad un posto di controllo furono però identificati ed arrestati.

La cucina del campo di Sembel in un disegno di Leopold Pinchasovitz (da Jabotinsky Institute)

Un secondo episodio avvenne nel settembre di quello stesso anno. Anche in questo caso erano tre i detenuti (tra cui Yitzhak Shamire Yaakov Meridor11) che, dopo aver corrotto l’autista dell’autobotte che riforniva d’acqua il campo (secondo altre fonti, si trattava invece di un’autocisterna per il trasporto di nafta) e dopo essersi nascosti nella cisterna, riuscirono ad evadere e ad attraversare il confine con il Sudan. Saliti su un treno arrivarono fino a Khartoum, ma qui un controllore si insospettì e avvisò il servizio di sicurezza, che li arrestò e li riportò a Sembel. La loro fuga era durata solo sei giorni.

Due mesi dopo, il 10 novembre 1945, fuggirono altri quattro detenuti. Due di loro, travestiti da donne arabe, si diressero questa volta verso l’Etiopia, dove però furono arrestati dalla locale polizia, che li consegnò ai britannici. Un terzo, rimasto in Eritrea, fu catturato dopo alcuni giorni. Anche il quarto evaso, Eliyahu Lankin,si diresse in Etiopia e, aiutato dalla comunità ebraica locale, riuscì per qualche tempo a sfuggire alla cattura. Alla fine però fu identificato come evaso ed arrestato dalla polizia etiopica, ma a differenza degli altri due suoi compagni di fuga, l’Imperatore Haile Selassie diede l’ordine di liberarlo, consentendogli così, unico detenuto del campo di Sembel, di raggiungere nel 1947 l’Europa12.

I membri dell’Irgun e del Lehi responsabili(“supervisors”) della gestione del campo nel 1946(da destra: Michael Shoshani, Arie Mehullal, Arie Ben Eliezer, Reuven Franco and Zvi Hadassi. Da Jabotinsky Institute)

Imponente fu il tentativo di fuga realizzato nel luglio del 1946. Dopo aver scavato due tunnel, evasero in 54, mentre un altro centinaio di detenuti non riuscì a seguirli. Una volta all’esterno gli evasi si divisero in due gruppi: il primo, capeggiato da Yaakov Meridor13, avrebbe dovuto cercare di arrivare in Etiopia indossando divise dell’esercito inglese. Il secondo, guidato da Shlomo Lev-Ami14, sarebbe invece rimasto ad Asmara, nascosto e protetto dalla comunità ebraica asmarina, ma anche aiutato da alcuni italiani.

Yaakov Meridor (al centro) con altri due compagni di prigionia, Shimon Sheibee Yaakov Yundoff (Janusz).(da Jabotinsky Istitute)
Tre degli italiani residenti in Asmara che aiutarono gli evasi. (da Jabotinsky Institute)

La polizia e le forze di sicurezza britanniche riuscirono a catturarli tutti nel giro di pochi giorni quelli del primo gruppo, e dopo qualche mese gli altri.L’ultima fuga avvenne agli inizi del 1947, quando evasero da Sembel in cinque, tra cui Meridor, Shamir e Aryeh Ben-Eliezer15. Per un mese circa, aiutati da un ebreo italiano, il dottor Giuseppe Levi, e da alcuni altri italiani, si nascosero ad Asmara, dopo di che si diressero ad Addis Abeba. Qui si divisero: Shamir e Ben-Eliezer raggiunsero Gibuti, da dove, ottenuta la protezione del governo francese, partirono con destinazione la Francia. Sorvegliati speciali, riacquistarono la libertà all’inizio del maggio 1948, rientrando in Israele dopo la dichiarazione di indipendenza israeliana nel 1948. Meridor e gli altri due suoi compagni di fuga rimasero ad Addis Abeba, dove nell’agosto 1947 furono rintracciati e arrestati. Meridor anziché essere riportato a Sembel fu trasferito nel campo di detenzione di Gilgil, in Kenya. Nel marzo 1948 riuscì ad evadere, assieme ad altri sei detenuti, anche da questo campo e, dopo aver attraversato l’Uganda, a raggiungere il Congo belga. Da qui poi si imbarcarono su un aereo arrivando a Bruxelles, dove finalmente riacquistarono la piena libertà.

21 dei 54 detenuti (nei siti di alcune organizzazioni ebraiche definiti testualmente “deportees”) che avevano tentato la fuga da Sembel nel luglio del 1946. Sullo sfondo una delle torrette di guardia. (daJabotinsky Institute)

Durante il periodo in cui i componenti dell’Irgun e del Lehi detenuti a Sembel effettuarono i vari tentativi di fuga di cui abbiamo accennato, le forze di polizia britanniche erano coordinate dall’Ispettore David Cracknell, al quale fu attribuito il merito di aver guidato la cattura di 106 sui 107 detenuti complessivamente evasi dal campo di Sembel. Il successo di Cracknell fu dovuto anche alla sua abilità di ottenere l’aiuto della comunità ebraica di origine adenita presente in Eritrea ed anche, a suo dire, di alcuni italiani, contattati tramite un“ispettore” della polizia italiana16.Nel 1961, a tutti i membri dell’Irgun e del Lehi che erano stati deportati nei campi di detenzione britannici in Africa orientale (a Sembel, in Eritrea, Gilgil, in Kenya, Carthago, in Sudan), l’associazione dei veterani dell’Irgun (“Brit Khayalei Etzel”), riconobbe la “Medaglia di Prigionieri”, riprodotta nell’immagine seguente.

Dagli anni ’70 il campo di detenzione di Sembel è stato utilizzato come carcere prima dal governo etiopico e poi da quello eritreo.

Vista satellitare del carcere di Sembel (coordinate GPS 15°18’32”N-038°53’19”E)

Nota dell’Autore

Sui fatti di cui ho scritto in queste note non è stato facile rintracciare documentazione. Con l’aiuto di vari amici e conoscenti ho contattato varie persone che all’epoca erano presenti all’Asmara o in Eritrea per avere una loro possibile testimonianza diretta. Nonostante la loro cortesia e disponibilità, tutti mi hanno confermato che ignoravano questa storia e tutti non hanno riconosciuto i tre italiani della foto riprodotta a pag. 10.

Se qualche lettore dovesse avere informazioni su quanto raccontato, gli sarei grato se me le potesse fornire, scrivendomi a questo indirizzo di posta elettronica: vincenzomeleca@yahoo.it.

Oltre a queste persone, molte altre hanno cercato di aiutarmi, o indicandomi a chi avrei potuto rivolgermi, come Silvia Haia Antonucci, Responsabile dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, Gisèle Lévy, dell’Archivio storico UCEI, Wania Masini, anima del periodico Mai Taclì, Michele Nicotera e Gian Marco Russo, grandi amici ed ottimi conoscitori dell’Eritrea, oppure fornendomi preziosi suggerimenti e precisazioni, come i Professori Marco Cavallarin, storico dell’ebraismo e del colonialismo italiano del ‘900, ed Ernesto Milanese, dell’Università di Firenze, curatore dell’archivio bibliografico e documentario sull’Africa Orientale “Ost-Afrika”. Come non ricordare poi l’aiuto nella revisione critica del testo da parte della Prof.essa Valeria Isacchini e dell’Avv. Paola Surano ?

A tutti loro, il mio grande ringraziamento.

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Note

1 I detenuti, in gran parte provenienti da Paesi europei, avendo compiuto l’aliyah (cioè il ritorno in terra d’Israele, uno dei principi fondamentali del sionismo) erano quindi diventati “ebrei palestinesi in Eretz Israel”.

2 Al termine della Prima Guerra Mondiale la Società delle Nazioni affidò alla Gran Bretagna il mandato di amministrare e governare la Palestína, che gli inglesi avevano conquistato nel 1918, strappandola all’Impero ottomano. La Gran Bretagna esercitò il mandato dal 1920 fino al 15 maggio 1948, data di proclamazione dell’indipendenza dello Stato di Israele.

3 Le operazioni definite “terroristiche” dagli inglesi erano invece ritenute dai membri dell’Irgun forme di legittima resistenza all’oppressore o, in certi casi, vere e proprie operazioni militari, come ad esempio l’assalto alla prigione britannica ad Acri (16 aprile 1947).

4 Nella notte del 31 ottobre 1946 tre giovani militanti sionisti fecero brillare alcune cariche esplosive con quaranta chili di tritolo a Villa Bracciano(conosciuta anche come Villa Torlonia), nei pressi di Porta Pia, sede dell’ambasciata britannica a Roma. L’attentato, che distrusse quasi completamente l’edificio, deserto al momento dell’esplosione, causò il ferimento di due passanti italiani. Gli attentatori ed altri simpatizzanti dei movimenti sionisti furono arrestati dalla Polizia italiana, ma furono poi quasi tutti scarcerati per l’intervento delle forze di occupazione alleate. Uno dei pochi rimasti detenuti, Ysrael Epstein, tentò la fuga il 27 dicembre 1946, ma,ferito mortalmente da un agente, morì il giorno seguente.

5 Alcuni degli arrestati, condannati a morte, furono impiccati. Per ritorsione, la Banda Stern catturò ed impiccò in un boschetto di eucalipti due sergenti del servizio informazioni militari britannico (British Army Intelligence Corps), Clifford Martin e Marvin Paice, non prima di aver collegato i cadaveri a trappole esplosive (30 luglio 1947) che, esplodendo quando si tentò di recuperare i corpi, ferirono almeno un altro militare inglese

6 Il 4 maggio 1947, l’Irgun assaltò la prigione di Acri per liberare gli attivisti ebraici che vi erano stati rinchiusi dalle forze di sicurezza britanniche, riuscendo a farne evadere ventisette (20 dell’Irgun e 7 della Banda Stern). Durante l’azione l’Irgun subì la perdita di nove suoi attivisti. Il corrispondente londinese del giornale Ha’aretz scrisse il 5 maggio: “L’attacco alla prigione di Acri è stato considerato una seria ferita inferta al prestigio britannico… Fonti militari descrivono l’attacco come un capolavoro strategico.”

7 Latrun era un centro urbano di grande importanza strategica, dal momento che era situato sulle alture della Valle di Ayalon, che domina la strada che conduce a Gerusalemme, da cui dista una quindicina di chilometri. Tra il 25 maggio e il 18 luglio 1948 fu teatro di aspri combattimenti che si conclusero con la sconfitta dei combattenti israeliani. Cfr. Benny Morris, “1948”, Yale University Press, 2008, p. 219.

8 Aryeh Ben-Eliezer, uno degli esponenti dell’Irgun, si appellò alla Corte Suprema, che ritenne comunque legittimi l’arresto e la deportazione perché la situazione nei territori palestinesi era stata considerata una situazione di assoluta emergenza.

9 Dopo aver aderito all’Irgun, nel 1940 Shamir si unì alla fazione più estremista Lehi , conosciuta anche come la Gang Stern , guidata da Avraham Stern. Arrestato dalle autorità britanniche nel 1941, Shamir riuscì a fuggire dal carcere diventando nel 1943 uno dei tre leader del Lehi. E progettando l’assassinio del 1944 di Lord Moyne, Il 23 luglio del 1946, Shamir, nonostante fosse travestito da rabbino e avesse una lunga barba, fu riconosciuto mentre camminava a Gerusalemme dal sergente della polizia britannico, Thomas Martin (assassinato due mesi dopo da altri membri del Lehi), fu nuovamente arrestato. Deportato in Eritrea, dopo vari tentativi di fuga falliti, riuscì finalmente a raggiungere Gibuti nel 1947 e ad arrivare in Israele nel 1948, dopo la dichiarazione di indipendenza israeliana. Fu accusato anche dell’organizzazione dell’uccisione del conte Folke Bernadotte, avvenuta il 17 settembre 1948. Dopo essere stato un esponente di rilievo del Mossad, entrò in politica, assumendo le cariche prima di Vicepresidente della Knesset (1977), quindi di Ministro degli Esteri (1980) ed infine di Primo Ministro (1983)

10 Gli inglesi rifiutarono di trasferire in Israele i corpi Ezra e Hagalili, che furono pertanto sepolti temporaneamente nel cimitero ebraico di Asmara. Soltanto nel 1949 le loro salme poterono arrivare in Israele.

11 Yaakov Meridor (il suo nome alla nascita era però Yaakov Viniarsky) fu comandante dell’Irgun dal 1941 al 1943. Nel 1981 divenne Ministro dell’economia nel governo del Premier Begin.

12 Arrivato a Parigi, Lankin divenne il capo dei quartier generale dell’Irgun in Europa. Dal 1981 al 1985 fu nominato ambasciatore in Sud Africa, dopo che aveva rinunciato alla nomina ad ambasciatore in Gran Bretagna, nomina peraltro osteggiata dal governo di Sua Maestà britannica.13Meridor riuscì ad evadere di nuovo da Sembel nel settembre 1946 insieme ad un altro membro dell’Irgun. Riunitosi ad alcuni degli evasi del secondo gruppo (quelli che erano rimasti nascosti ad Asmara), fu nuovamente catturato assieme a loro e riportato nel campo di detenzione eritreo.

14 Lev-Ami, dopo aver militato nell’Haganah e nell’Irgun, nel 1973 fu nominato capo del Comitato del Ministero dell’Istruzione per gli insegnanti statali di storia biblica ed ebrea.

15 Dopo la proclamazione dell’indipendenza dello Stato d’Israele, Ben-Eliezer ricoprì vari incarichi parlamentari e, per varie legislature, fu Vicepresidente della Knesset.

16 Martin Plaut, nel suo articolo “Britain’s ‘Guantanamo Bay’”, utilizza il termine “inspector”. Il grado di ispettore era all’epoca inesistente nella polizia italiana. Si trattava forse di un sottufficiale del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, corpo in cui erano confluiti molti uomini della PAI (Polizia dell’Africa Italiana) ed al quale, in base ad accordi internazionali, spettò il compito di mantenere l’ordine pubblico in Eritrea tra il 1947 ed il 1952.

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PRINCIPALI FONTI UTILIZZATE

Jabotinsky Institute

Lehi organization

Mati Alon, “Holocaust and Redemption”

Hayim Hillel Ben-Sasson, “A History of the Jewish People

”Resoum Kidane, “The Eritrean Police Force

”Yehuda Lapidot, “British Palestine Mandate: Deportation of Jewish Fighters to Africa”, Jewish Virtual LibraryBenny Morris, “1948”

Martin Plaut, “Britain’s ‘Guantanamo Bay’”, BBC News