Gian Emilio Belloni, 22 luglio 2018
Antefatto
Molto probabilmente il nome di Abdul Hamid sarà sconosciuto ai molti e, per dare alcune informazioni su questo personaggio, dobbiamo iniziare dal 1826. Siamo in Turchia dove si tenta di riformare lo Stato. Il primo tentativo fu sanguinoso e il sultano Mahmud II fece prendere a cannonate i suoi giannizzeri che,come si ricorderà, erano truppe scelte costituite da cristiani prigionieri convertiti; il corpo rappresentava una sorta di riscontro agli ordini cavallereschi cristiani, godeva di tantissimi privilegi,e tra di loro si arruolavano anche giovani turchi di nobili origini.
Perché tutto questo?I giannizzeri erano ormai un pericolo e si opponevano fortemente ad ogni tipo di riforma. Questo eccidio indebolì moltissimo l’esercito della Turchia,e la Russia marciò sino ad Adrianopoli. La Turchia perdette la Grecia e la Romania e ci rimise pure la sovranità sull’Egitto. Anche il sultano Abdel Megid, padre di Abdul Hamid, non ebbe fortuna con le sue riforme. Giunto al potere,Abdul Hamid fece proclamare una nuova costituzione nella speranza i assicurare la pace nella regione e togliere alla Russia ogni pretesto per interferire negli affari interni turchi. Sfortunatamente non fu cosi e nel 1887 la Russia dichiarò guerra e cosi fecero la Romania, la Serbia, e il Montenegro.
Abdul Hamid vide i suoi progetti costituzionali dissolversi totalmente e considerò questa una aggressione della Chiesa Greco-Ortodossa verso l’Islam. In questa guerra perse la Bulgaria, La Bosnia, l’Erzegovina, gran parte dell’Armenia e Cipro.La sconfitta alterò in modo decisivo il carattere di Adbul Hamid, che divenne un odiatore dei cristiani. Diventò un uomo sanguinario,e i carnefici in Turchia erano sempre all’opera. Questo suo comportamento,invece di isolarlo,lo portò ad avere seguaci ed estimatori, non solo in Turchia, ma in India, in Africa, nei paesi del Magreb e nelle Indie Olandesi. Per più di 290 milioni di musulmani egli divenne la speranza del rinnovamento dell’Islam.
Questo rinnovamento dell’Islam inizia quando nella città egiziana di al-kahira, la Vittoriosa -e non il nome dato dagli occidentali, Il Cairo-si insedia come docente della più grande e rinomata università del mondo islamico, un anziano signore di nome Gemal-Eddin al Afghani. Quando prende in mano le redini di detta università,l’ateneo è, secondo il giudizio espresso dai musulmani integralisti, in totale decadenza per aver abbracciato alcuni concetti occidentali ed aver aperto i corsi allo studio di materie considerate pericolose per la dottrina coranica.
La cultura e preparazione del nuovo rettore erano grandi, parlava parecchie lingue incluse alcune europee, aveva molto viaggiato e poteva vantare nobili discendenze a partire da suo padre e giù giù sino a Fatima, la figlia del Profeta. Tra il 1878 e 1888 prese in mano il dicastero e, quotidianamente, ai suoi studenti ripeteva: “Musulmani di tutto il mondo, unitevi“: la stessa frase che sovente usava in vita Muhammad, il suo Profeta.
Qui, in questa università, il docente volle riaccendere la fiaccola della rinascita islamica. Ad al-kahira, all’università al-Azhar, era nata la dottrina del panislamismo. Non più africani, arabi, indiani, afgani, iraniani, malesi, indonesiani ma: Fratelli musulmani!Questa la nuova e sacra Umma!
Gamal-Eddin sovente ricordava ai suoi discepoli quanto grande era stata l’Università di Azhar nei secoli dello splendore dell’Islam e che cosi avrebbe dovuta tornare.
Grande sostenitore del Califfato, predicava la totale comunione tra i musulmani ed una sola lingua comune per tutti, l’arabo. Ed era compito del Califfo difendere i musulmani dal nazionalismo europeo corruttore. Ben presto questi concetti varcarono i confini dell’Egitto e si propagarono in tutti gli stati islamici.
In quel periodo il Bilad al-Sudan, il paese di negri nel significato arabo, il Sudan, era parte del territorio inglese, il Sudan Anglo Egiziano,ed era amministrato da funzionarî inglesi ed egiziani e il governatore generale, britannico, assistito da un consiglio le cui decisioni erano soggette al suo veto, aveva residenza a Khartum.
Le nuove idee predicate nell’università egiziana colpirono la mente di un sudanese nativo di Dongola che volle mettere in pratica la nuova dottrina e liberare il suo paese dall’invasore britannico.
Innalzò la bandiera del Profeta incitando alla riscossa contro gli Egiziani e contro gli “infedeli”, ossia i cristiani. «Nell’agosto 1881, durante il Ramadan, Muhammad Ahmed si proclamò Mahdi, (ا لمهدي) “il ben guidato”, e ordinòa l popolo sudanese di ribellarsi ed iniziare la guerra santa.
Nell’agosto del 1883 la rivolta raggiunse le province del Mar Rosso, dove i mahdisti inflissero una serie di sconfitte alle truppe anglo egiziane del generale Baker. Alla fine del 1883 tutte le province del Sudan erano nelle mani degli insorti.
Anche molte tribù musulmane del territorio abissino si unirono al Mahdi, e questa loro partecipazione metteva in grave pericolo le truppe di sua maestà britannica che sarebbero state attaccate anche da sud.

E qui è necessario esaminare quale fosse la situazione nella Colonia Eritrea al termine del 1800.
Il contingente italiano comandato da Tancredi Saletta giunse a Massaua nel 1885. Il vicino Sudan era sconvolto dal movimento mahdista che rivendicava per il proprio paese e i territori limitrofi e il ritorno al vero, originale credo islamico.
Poiché l’Islam è innanzitutto una religione di legge, si riproponevano,contro la corruzione ottomana ed egiziana, il ripristino del fondamento islamico che stabilisce: “La Religione elo Stato”, al-din wa al-dawlah (الدين والدولة).
Detto movimento era stato fondato da Muhammad Ahmad ibn al-Sayyid, auto proclamatosi al-Mahdi.
A questo punto si ritiene necessario fare un po’ di chiarezza sul personaggio detto al-Mahdi.Il dongolawi era figlio di ‘Abd Allah, primo requisito predicato dal Profeta per il vero Mahdi.
Il secondo requisito era quello di dover discendere da un figlio di Fatimah, ed esattamente da Seyyidna wa Mawlana.
Il terzo che il nome della madre fosse Aminah.
Il quarto requisito era che i genitori fossero nati nel territorio del Hijaz, tra Medina e Mecca. Egli sarà l’ultimo della silsilah -discendenza -del Profeta.

Come si vede, il sudanese rispondeva solo al primo requisito fissato dal Rasul, ove il padre si doveva chiamava ‘Abd Allah.Infatti nei detti del Profeta (ahadith al rasul), va ricordato che il vero Mahdi al muntazar sarà l’ultimo luogotenente di Allah sulla terra. (أحاديث الرسول) prima del Giorno del Giudizio Universale, youm al-quiyama(يوم القيامة), e unitamente a Gesù, Isa (عيسى) combatteranno e sconfiggeranno al-daggial, l’Impostore, l’anticristo (لاّجّدلا) .
Se il sudanese non fosse stato un truffatore, l’umanità sarebbe finita nel 1885 con la morte del fondatore del mahdismo, e tutti gli uomini si sarebbero convertiti all’islam. L’umanità avrebbe conosciuto al Dajjial, l’impostore, l’Anticristo, riconoscibile dal tatuaggio posto sulla sua fronte, composta dalle tre lettere: kaf, fa, ra; radice di kafir che significa Apostata.

Pertanto il titolo di al-Mahdi da parte del sudanese era del tutto usurpato, per nostra fortuna aggiungiamo, altrimenti non saremmo qui a raccontarla.
Fatta questa doverosa premessa, si deve dire che gli italiani si trovarono immediatamente a dover affrontare le scorrerie dei seguaci del Mahdi erroneamente detti darwish (درويش). Infatti i darwish, il cui nome indica uno stato di povertà per il loro difficile cammino di ascesi e di salvazione tipica dei mistici, di coloro che seguono la ricerca dell’Assoluto(*), nulla avevano a che fare con le orde fanatiche sudanesi che a più riprese avevano, dopo aver conquistato Cassala, attaccato i villaggi in terra abissina razziando e schiavizzando le tribù locali.
La loro divisa era la tipica tunica di cotone bianco, al-jalbyah (جلبية) ricoperta di pezze di differente colore e caratterizzata dal fatto che il davanti o il retro erano simili,entrambi con una tasca per verso. Il “Mahdi” aveva studiato cosi l’indumento in modo che potesse essere indossato in un verso o nell’altro senza far perder tempo al mattino ai suoi seguaci nel rivestirsi. Tutt’ora in Sudan la jalbyah ha la stessa foggia di quei giorni

l copricapo era composto dalla taqiyah (طاقية), papalina e dall’hemmah (ةَّمِعلا), una striscia di cotone bianco di circa 4 metri di lunghezza e un metro di larghezza, da avvolgersi intorno al capo a mo’ di turbante.
Sin dall’inizio i soldati italiani vennero impegnati a combattere le scorribande mahdiste che tentavano razzie verso Karora e, ad ovest, a Sabderat. In quel periodo, siamo nel 1890, è governatore della colonia il generale Oreste Baratieri, quando avviene il primo importante scontro tra le nostre truppe ed le orde sudanesi guidate da Ahmed Wad Ali, emiro di Ghedaref, prima ad Agordat e, due anni dopo, nel 1892 nella piana di Agordat, a Sarabata, nei pressi del monte Molki.
In entrambi i casi i soldati italiani e gli ascari (askari) (اسكاري) riportarono significative vittorie sino alla conquista di Cassala. Durante le suddette battaglie e vittorie italiane si misero in evidenza per grande valore, il Battaglione Hidalgo, guidato dallo stesso maggiore Stefano Hidalgo che per primo entrò in Cassala.
Durante quello scontro cadde il capitano Carchidio. Le genti di fede islamica della nostra colonia vivono con trepidazione la situazione e, mentre una parte – la maggioranza – è contro l’ideologia del Mahdi, alcune tribù invece si schierano a favore e sono in particolare gli Ad Shaykh che godono di notevole fama tra gli Habab, alcuni gruppi bileni, e i Mensa’ tra le tribù del Sahel.
La politica a favore del Mahdi di questa famiglia giunge sino al Barca ed oltre.
F5Ferdinando Martini è governatore dell’Eritrea e,da persona accorta e ricco di senso diplomatico, cerca e trova nella famiglia musulmana del Mirghani, fondatrice della tariqa al-khatmiyya, un oppositore all’intervento armato del mahadi sudanese e alla politica di sostegno data dagli Ad Shaykhalla jihad.
Entra nelle loro grazie ed iniziano a sostenere la politica italiana nella Colonia eritrea. Tenta di convincere la famiglia a trasferire la loro principale sede da Cassala a Cheren – senza riuscirci – dove numerosi sono i loro seguaci e sostenitori, con lo scopo di opporsi al crescente impegno politico degli Ad Shaykha sostegno del Mahdi e contro la presenza italiana nel bassopiano occidentale.
I componenti la famiglia del Mirghani mantengono la sede principale a Cassala, e precisamente nel villaggio vicino, sulle rive del Gash, il villaggio di Khatmiyya, ma estendono la loro presenza con nuove scuole sufi ad Agordat, Cheren, Asmara e Massaua, dove risiederà la Sharafa’ (la Nobile discendente da Muhammad) Alawyya al-Mirghani, convinta sostenitrice della presenza italiana in Eritrea.
G.E. Belloni
(*)tariqa fondata dal sufiJalal al-DinRumi nel XIII secolo