Il Barone Viaggiante. Raimondo Franchetti e le esplorazioni nel Corno d’Africa |
A cura di Silvia Chicchi e Roberto Macellari, pp. 140, illustrazioni in bianco e nero, Musei Civici di Reggio Emilia, Via Spallanzani 1, 42100 Reggio Emilia, e-mail musei@municipio.re.it |
Il 16 aprile 2005 a Reggio Emilia si svolse una intera giornata di studi dedicata all’esploratore Raimondo Franchetti. Fu organizzata dal Comune, dall’Assessorato alla Cultura e dai Musei Civici, il tutto coordinato da Alessandro Di Nuzzo e da Valeria Isacchini, biografa del Franchetti. Le conferenze, alle quali assistetti con interesse nella sola sessione mattutina, sono state raccolte in un bello ed elegante volume di grande formato, ricco di un notevole apparato iconografico: Il Barone Viaggiante. Raimondo Franchetti e le esplorazioni nel Corno d’Africa. Domenico Quirico si occupa di Miti e luoghi comuni sugli esploratori e colonialisti italiani nel quale descrive quei nostri connazionali di un tempo armati “di casco di sughero, di una zanzariera e di ipotesi geografiche molto sommarie” da verificare e correggere a scapito, in tante occasioni, delle popolazioni locali. Del resto, conclude il giornalista, “non bisogna fermarsi alla contrapposizione tra l’ingresso violento della civiltà europea, occidentale, nelle culture dell’Africa, sull’appropriazione violenta di queste culture; certo, tutto questo è stato, ed è costato sangue, dolore di cui si paga ancora oggi spesso il prezzo, ma non è stato solo questo” (pp. 11-20). Claudio Cerreti offre un fedele ritratto de La Società Geografica Italiana e l’esperienza coloniale in Africa. Infatti “cento e più anni fa la Società Geografica Italiana è stata al centro della vicenda coloniale” con tanti successi e molti dolorosi insuccessi. La conoscenza geografica è costata sudore e morte sia da parte dell’uomo bianco armato di fucile sia del guerriero che difendeva la propria terra. Molti di questi viaggiatori andarono in Africa per i motivi più disparati, altri che si proposero – e non furono fortunatamente accettati – sarebbero oggi il divertimento di “uno psicopatologo”. Molti, i più, credevano di compiere una missione per l’Italia. Cerreti, consultando la miriade di documenti a disposizione nell’Archivio della S. G. I. di Roma, è convinto che le anime belle dell’esplorazione nazionale “credevano davvero di avere ragione: erano perfettamente, serenamente, sanamente convinte di avere ragione”, ossia il loro agire fu costellato da “buone intenzioni” e così dicasi del sodalizio geografico, ente che sponsorizzò varie spedizioni africane dando corpo al nostro colonialismo. Questo periodo storico, molto criticato oppure molto amato da studiosi di differenti idee politiche, è giustamente oggetto di continue indagini scientifiche (pp. 21-31) . Christel Taillibert analizza La “Spedizione Franchetti nella Dancalia” e la produzione cinematografica in Africa dai film Lumière in poi mettendo in risalto il “fenomeno dell’esotismo” che dalla letteratura si trasferì di botto al cinema. Anche i registi, come gli esploratori, subivano il richiamo dell’avventura, spesso contornata da rischi. Franchetti al suo seguito aveva un operatore cinematografico, Mario Craveri, affinché il suo viaggio diventasse anche un documentario per meglio far conoscere la Dancalia e le peripezie della spedizione: il suo libro Nella Dancalia etiopica del 1930 lo lessero gli specialisti oppure i lettori amanti della curiositas, invece il film lo videro una massa enorme di persone che rimase affascinata dal selvaggio mondo dell’Altrove (pp. 33-57). Francesco Surdich descrive con dovizia di particolari La Dancalia esplorata da Ludovico Maria Nesbitt ossia la spedizione che precedette e fu in concorrenza con quella del Franchetti. In effetti l’esploratore italo inglese Ludovico Maria Nesbitt compì un percorso più impegnativo rispetto a tutti gli altri italiani che misero piede nella torrida Dancalia. Non possedeva ingenti somme di denaro per finanziare il viaggio (a differenza di Franchetti), ma aveva con sé uomini decisi e validi: Tullio Pastori e Giuseppe Rosina. Nesbitt fu autore di molti libri di viaggi, ma si ricorda principalmente La Dancalia esplorata. Narrazione della prima e sola spedizione che abbia percorso la Dancalia nell’intera sua lunghezza. Dal 9° parallelo N. al 14° 50’ N. – Tra il 40° meridiano E. e il 41° 30’ E. del 1930. L’interminabile titolo la dice lunga sulla diatriba geografica che al termine degli anni ’20 e nel 1930 vide protagonisti Nesbitt e Franchetti. Surdich sposa la definizione di Nesbitt “ultimo bohémien di quell’esplorazione pura ed eroica che, col minimo dei mezzi, si metteva a tu per tu con la natura e le difficoltà dei luoghi e delle sue creature per maggiormente sviluppare le virtù classiche dell’uomo; l’erede di una generazione di pionieri” (pp. 59-72). Valeria Isacchini con Raimondo Franchetti, il “Barone viaggiante” parte con i motivi per cui i baroni Franchetti erano legati a Reggio Emilia per ripercorrere poi le tappe fondamentali della vita e della forte personalità del suo Raimondo (la Isacchini nel 2005 ha dato alle stampe la dettagliata biografia Il 10° parallelo. Vita di Raimondo Franchetti da Salgari alla guerra d’Africa). “La passione del barone per il Corno d’Africa si manifesta fino all’ultimo: aveva richiesto di essere sepolto in Africa, ad Assab, e lì è rimasto, almeno fino a quando l’eliminazione del cimitero italiano di Assab non costrinse a trasferirne le spoglie a Massaua, dove tuttora si trova” (pp. 73-85). Silvia Chicci e Roberto Macellari narrano su La donazione Franchetti nei Musei di Reggio Emilia, ossia sulle collezioni zoologiche ed etnografiche. Il volume al riguardo ospita delle riproduzioni e delle fotografie eccezionali con dettagliate note e schede (pp. 87-111). Gino Badini racconta su La famiglia Franchetti e Reggio Emilia dalle origini ai giorni nostri (pp. 113-128). Luciano Serra ricorda Carlo Bondavalli: un esploratore di oggi sulle orme del Barone. Bondavalli si è sentito erede di Franchetti e ha voluto ardentemente provare le emozioni del suo eroe (pp. 129-135). Il volume termina con il capitolo Discussione dove si riportano gli interventi conclusivi di Surdich e Quirico (pp. 137-139). Questi Atti del Convegno reggiano dedicati a Franchetti, alle esplorazioni e al colonialismo del tricolore, non possono mancare nello scaffale del visitatore del nostro sito africano! |
