Il Kondudo o “montagna W” é un’ Amba alta tremila metri. Si staglia sopra i tetti di Harar, città murata dell’anno mille circa, unica a sud del Sahara, patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO. Per salirvi occorre percorrere settanta chilometri di piste passando per Babile, la “valle delle meraviglie” nota per le sue curiose formazioni di roccia e attraversare il paese di Gursum.

Da Gursum una pista molto rovinata porta a Yaya Guda, e da lì si ascende per circa tre ore a piedi. Viste sempre più impressionanti, salendo, si aprono sulla piana Somala d’Etiopia e, dalla cima, verso i confini della Somalia ex Britannica. Salendo si ritrovano zone abitate, coltivazioni dell’arbusto stimolante Chat, vegetazione più intonsa e selvaggia.

Vi sono due alternative per raggiungere la cima, la via diretta é un primo grado a tratti. Si passa per una zona di macchia afroalpina quasi intatta. Uno stretto canalone finale dal fondo di grandi sassi scheggiati lungo circa duecento metri si apre su una savana di tredici ettari, la cima piatta e piuttosto umida dell’Amba.

Una spedizione Italiana, diretta dal Prof. Viganò, insegnante di Ecologia a Varese, titolare di un’industria del latte in Etiopia, promotore dell’immagine turistica del paese e figura televisiva in Etiopia, cercava lassù una rara popolazione di cui si avevano vaghe notizie recenti, più distinte nella storia d’Etiopia.

Lassù ha immediatamente incontrato tra le erbe della cima un esemplare di cavalla dal manto grigio chiarissimo, in pratica bianco, membro di una popolazione di circa dieci cavalli selvaggi. Sono gli ultimi dell’Africa dell’Est. Sono conosciuti ai locali da almeno duecento anni.

Haile Selassie da bambino prese da lì il suo primo amato cavallo, con l’aiuto di uno zio, centoventi anni fa. Lui nacque Tafari Mekonnen ad Ejersa Goro, poco sotto il Kondudo.

La missione ha verificato negli stessi giorni la non validità di una informazione che sosteneva che vi fossero altri cavalli selvaggi su una montagna non lontana, il Gara Muleta. Il Viganò aveva a Settembre 2007 diretto un’altra spedizione, puramente geografica, in Etiopia.

Un gruppo Franco-Etio-Italiano ha misurato al metro il Ras Dejen o Dashen, con la tecnologia GPS differenziale. La montagna, quarta in Africa e 23ma al mondo per prominenza o altezza sul territorio circostante era la peggio misurata del pianeta, ancora oggi vi sono quotazioni in Internet tra 4440 e 4663m. La misura, ufficiale ora nel paese e internazionalmente, e’ di 4550m.

Dopo, avute informazioni circa i cavalli durante la preparazione di quella missione, il Viganò aveva organizzato un gruppo di sei veterinari, biologi, ecologi ed appassionati di cavalli per ritrovare il gruppo del Kondudo. Il tre Gennaio 2008 si é trovato un solo animale, una femmina di 10-12 anni. E’ stata leggermente dopata e si é visitata, raccogliendo il DNA dai follicoli di peli della criniera. Similmente si sono ottenuti DNA di controllo da animali addomesticati in zona ed in altre parti d’Etiopia.

Si tratta di un animale sano, non toccato dall’uomo come risulta dal portamento di animale al pascolo sulla cima, lì confinato, che non ha mai lavorato come risulta dalla musculatura e dal ventre, ovviamente mai ferrato.

Non si sono trovati gli altri membri della popolazione, sette o dieci secondo diverse voci raccolte. Abbiamo poi scoperto che un contadino, Mohammed Yasin, tenta da circa dieci anni di addomesticarli, con risultati contrastanti, ma ha presumibilmente sottratto al gruppo i puledri nati nel frattempo. Trattiene gli adulti solo per tre mesi l’anno alla raccolta dei cereali, appena liberi in minuti sono di nuovo dove il gruppo vive da secoli, intorno alla pozza dell’amba, ancora non esauritasi a Gennaio 2008 dopo una stagione molto siccitosa.

Abbiamo anche sentito che i cavalli si provano pessimi portatori di grano, con alcuni nella zona ammirati dal Mohammed, altri che piuttosto deridono i “suoi” cavalli che spargono il carico ovunque, balzando indomiti. Abbiamo trovato, purtroppo, anche alcune vacche e due asini in cima.

La VOA, radio del governo USA parlò dei cavalli del Kondudo 23 anni fa, poi non se ne sentì più nulla finora. Un mio amico li vide 17 anni fa: dieci, con un puledro caduto in un crepaccio che scende dall’amba, non aveva corde e non poté salvarlo. Il colonnello Kasahun testimonia averne visti dieci 55 anni fa. C’erano già vacche intorno, di recente un gruppo di case é stato eretto appena sotto la cima.

Il governo ha marcato con un punto rosso sui sentieri la zona che non dovrebbe essere occupata dalla gente, ma non ha mai tentato di far applicare la regola. Sullo “Stinico” -monte che prende il nome da un ufficiale fascista lì sconfitto durante la seconda guerra d’Abissinia, ultimo bastione del Kondudo verso sud- si aprono grotte con pitture rupestri. Sul monte Goba, pure sopra Yaya Guda ci sono invece grandi grotte con chirotteri.

I luoghi sono così remoti che non vi arrivano prodotti comuni come le bevande analcoliche classiche, le strade sono dimenticate, la scuola di Yaya Guda privata di tutto, nessun acquedotto di nessun tipo serve la zona, anche se l’acqua va dal Kondudo verso Gursum e le sorgenti abbondano.

In generale vi é un disinteresse totale per le zone naturalistiche anche di potenziale attrattiva turistica. Possiamo osservare: I tredici ettari e la dimensione della pozza possono mantenere 10-15 cavalli. Altrettanti sono da almeno 200 anni. Animali in eccesso o deboli erano eliminati da leone o giaguaro, ora assenti. Un gruppo di sei case si trova prossimità della cima.

Pressione antropica, presenza di animali domestici in cima e l’azione di Mohammed, che ha preso puledri e forse fatto figliare i cavali coi suoi, fanno si’ che in mancanza di un intervento deciso entro un anno o due non vi saranno piu’ altri cavalli selvaggi in Africa che quelli del deserto del Namib.

Il gruppo del Kondudo rappresenta, per quanto chi scrive sa, il piu’ a rischio di estinzione del mondo. Occorrerebbe prendere decise azioni per evitare che la gente negletta della zona distrugga un bene del paese e dell’umanità, in questo senso: Obiettivi per privati disponibili e per la comunità internazionale:

1.Completare la ricerca sul campo con tutti i partecipanti possibili, primi risultati del test DNA pronti a breve.2.Offrire a Mohammed Yasin un posto pagato come guardiano dell’amba, dopo che abbia rilasciato per sempre i cavalli. 3.Mettere in forza la proibizione di abitare presso e condurre animali sulla cima. Apporre tornelli con guardia sul canalone per permettere il passaggio ai cavalli ma vietarlo alle vacche. 4.Seguire i cavalli, prateria sulla cima dell’amba, pozza e loro equilibrio ecologico. Eventualmente approfondire la pozza in previsione di crescenti siccità. 5.Costruire un lodge turistico a basso impatto sopra Yaya Guda o in alternativa dal lato ovest, verso Harar, se il governo renderà quella via praticabile. 6.Ad un tempo, dare acqua alla scuola ed al centro di Yaya Guda. 7.Formare guide e staff locale per il lodge. 8.Promuovere l’immagine della riserva istituenda. 9.Iniziare attività produttive turistiche e non con i residenti.

Obiettivi di politica governativa

1.Erigere il Kondudo a “Animal Sanctuary”, riserva speciale dedicata ai cavalli. 2.Migliorare le strade di accesso. La via Harar-Bombas sarà a pochissimi mesi asfaltata, lavori avanzati. 3.Istituire un posto di Polizia tra Gursum e Bombas, per evitare possibili attacchi banditeschi, cosa a volte avvenuta nel passato. 4.Partecipare con gli organi locali competenti alla promozione della riserva.

Il Prof. Viganò sta tentando di diffondere la scoperta internazionalmente, ne ha parlato con il Ministro del Turismo in Etiopia, con l’ufficio per l’Africa dell’UNEP, con l’Environment Protection Agency Etiopica, con guide locali, autorità a Yaya Guda e Gursum, con il General Manager della più grande fabbrica locale, Harar Beer, con amici in Italia e Spagna e vuole istituire un fondo allo scopo.

La notizia del ritrovamento è stata estesamente riportata in Africa, nel mondo dal BBC World Service, si trova su molti siti internet. Il Vigano’ ha ricevuto delega dalla EPA Etiopica, equivalente del Ministero delle Risorse Ambientali e dall’UNEP mandato per un tentativo di conservazione. L’UNEP partecipera’ anche finanziariamente.

Il 16 Marzo vi sara’un’altra spedizione. L’onlus spagnola Selvans, dedita alla conservazione di beni ambientali in Africa, ha sollecitato un progetto e finanziera’ parti del tentativo descritto qui sopra. Il Vigano’ intende fondare con una decina di persone qualificate di tutta Italia la sede Nazionale di Selvans.

Addis Abeba, 14/01/2008