I protagonisti del romanzo sono ragazzi degli anni sessanta, accomunati dal luogo dove vivono, l’Eritrea, in cui molti di loro sono nati. Alcuni hanno un grande attaccamento per quella terra, pur essendo la loro origine lontana, altri desiderano addirittura donarsi interamente ad essa, altri ancora ne sfruttano solo i lati positivi, aspettando di andarsene.

Marco è italiano, nato e cresciuto in Eritrea, Tesfai è eritreo. Dopo il liceo si iscrivono entrambi alla facoltà di medicina ad Asmara che prevede gli ultimi esami e la laurea in Italia.

Il libro segue per tutto il suo svolgimento la storia semplice di questi ragazzi, le loro speranze, gli amori corrisposti o impossibili, la vita quotidiana, le conquiste e le difficoltà.

Una storia che si intreccia con la Storia ufficiale, con l’annessione dell’Eritrea all’Etiopia e con la nascita del Fronte di Liberazione al quale aderiranno molti giovani e che, dopo 30 anni di lotta, otterrà l’indipendenza dell’Eritrea.

Parallelamente alla trama principale, grazie agli studi di medicina che i due amici frequentano, ci è possibile un godibilissimo excursus fra i diversi metodi terapeutici e le piante medicinali reperibili sul luogo. Hakim, tabib e debterà sono tre figure importanti nella cultura abissina. L’hakim (che dà il titolo al romanzo) è il medico come lo intendiamo noi, quello che si è laureato all’università e si affida alla scienza moderna. Il tabib è il medico tradizionale, che cura i suoi pazienti con erbe e sostanze ricavate dalla natura, in molti casi uguali o simili a quelle utilizzate dagli hakim. Basti pensare che da secoli in Abissinia si pratica la vaiolizzazione, si conosce una cura per la malaria, si usa il mercurio per la sifilide e si pratica una vera e propria psicoterapia. Il debterà, infine, è lo stregone che basa la sua riuscita sulla superstizione, sulla suggestione e su qualche provvidenziale colpo di fortuna.

Grazie all’ottima conoscenza del luogo, l’autore ci presenta la natura maestosa, terribile o esuberante della costa, del deserto e dell’altopiano e descrive accuratamente piante e animali, tanto da suscitare il desiderio di vedere di persona.

A questo si aggiunge un panorama a tutto tondo su quelle terre (non solo Eritrea, ma anche Etiopia) che comprende richiami di storia antica, note di storia dell’arte, tradizioni dei popoli abissini come i Cunama e cenni di storia contemporanea del Corno d’Africa.

Molte le leggende ed i libri antichi citati (uno per tutti: “I segreti di Salomone” nell’antica lingua  gheez, con i segreti della medicina tradizionale dei tabib), molti i cenni alle novelle abissine che presentano notevoli somiglianze con quelle europee, tanto da portare a domandarsi per quale via Esopo o i miti greci siano potuti giungere in Abissinia.

Nel libro emerge anche la situazione sociale nell’Eritrea abitata dagli italiani e colpisce la diffidenza per i meticci, condivisa da bianchi e da neri: Misan, amata invano da Marco, è meticcia e cerca in tutti i modi di uniformarsi agli altri eritrei e di far dimenticare la sua provenienza.

E’ sicuramente un romanzo con forti tratti autobiografici (Niky Di Paolo, come Marco, è nato in Eritrea, si è laureato in medicina ed ha dovuto a malincuore trasferirsi in Italia) e mostra la cospicua e dotta conoscenza delle materie esposte.

E’ una piacevole lettura per tutti, ma può essere apprezzato particolarmente da chi ha già nel cuore i luoghi descritti dall’autore (che, ricordo, ha un interessantissimo sito sul Corno d’Africa: www.ilcornodafrica.it)