Isabella Bonati, Guido Boggiani. Orme nell’ignoto, Torino, Il Tucano Edizioni, dicembre 2006, lussuosa edizione numerata di 1000 copie con cofanetto, pp. 140, illustrazioni, fotografie e carte geografiche a colori ed in seppia. € 44,50.
E’ stato pubblicato il secondo volume della collana Esploratori Italiani dell’Ottocento, serie da me diretta con la passione di sempre. Sono orgoglioso di presentare il libro scritto dalla mia Isabella. Riproduco le pagine dell’Introduzione:
Me lo sono domandato spesso, senza darmi una risposta precisa, del perché preferissi raccontare a mia figlia Isabella degli episodi storici anziché le tradizionali favole, come Cenerentola e Cappuccetto Rosso, per distrarla e farla mangiare quando era seduta sul seggiolone mentre rigorosamente teneva la bocca chiusa di fronte ad un cucchiaio o una forchetta con la “pappa”. Ritenevo, forse a torto, di interessarla di più narrandole quando Garibaldi conobbe la sua Anita, le loro peregrinazioni americane oppure allorché il giornalista Henry Morton Stanley rintracciò l’esploratore David Livingstone nel cuore dell’Africa. Mi divertivo, Isabella rideva interessata e, cosa importante, masticava quello che le proponevo. Le puntate storico/avventurose andavano avanti giorno dopo giorno con soddisfazione di entrambi. Molto probabilmente le favole, quelle vere, mi avrebbero a lungo andare annoiato mentre la Storia, mia passione da sempre, mi dava una mano nel difficile momento del pasto. Pertanto la bambina, poi la ragazza ed ora la donna – oggi ha ventiquattro anni e frequenta l’Università – è cresciuta in mezzo ai libri ed alla storia dell’umanità, ne ha sempre respirato l’aurea. Quindi mi aspettavo due possibilità: o odierà la carta stampata oppure se ne appassionerà. La scelta sarebbe stata sua, qualunque essa fosse. Ha prevalso la cultura.
La biografia di Boggiani è già il suo secondo libro. Il personaggio l’ha molto appassionata e di questo non mi stupisco. Il piemontese Boggiani era fondamentalmente una brava persona, sensibile, colto, fine, bello, pittore, scrittore, esploratore, etnografo, linguista. Un uomo eccezionale, in sintesi: affascinante. La sua breve vita fu decisamente poetica e non a caso il libro inizia con una poesia, di Isabella, e termina con un’altra scritta dal suo grande amico Gabriele D’Annunzio.
Boggiani si inoltrava in luoghi sconosciuti con poca scorta e il suo fucile serviva rigorosamente per la caccia e per la difesa personale, mai per offendere un suo simile. In questo trovo molte similitudini con Livingstone e con il lucchese Carlo Piaggia. Il suo carattere era distante miglia e miglia da Vittorio Bottego, conosciuto ed apprezzato come amico, che – pur di non tornare sui suoi passi – aveva il fucile facile. Eppure i due, Boggiani in America Meridionale, Bottego in Africa, ebbero una prematura tragica fine. La responsabilità fu loro oppure di quell’Altrove che tanto li ossessionava?”
1 Il primo, edito a Parma nel 2002 da Silva Editore con presentazione di Gino Scala, si intitola Fragmenta. Si tratta di poesie e pensieri filosofici.