Manlio Bonati, 20 settembre 2005
Giacomo Trevis (nato a Roma il 19 maggio1869 morto a Merka il 12 febbraio 1897) prestò il servizio militare come tenente di complemento. Congedatosi, andò a lavorare presso un istituto bancario romano.
Nel 1893 Vincenzo Filonardi, che si trovava a Roma per la costituzione della Compagnia per la Somalia Italiana, lo assunse e lo inviò a Zanzibar per dirigere in sua vece la direzione dell’ufficio della Compagnia e il R. Consolato italiano.
In questa sede strinse amicizia con Ugo Ferrandi, Francesco Querini, Vittorio Bottego, Antonio Cecchi e tanti altri connazionali con i quali si prodigò con passione. In seguito si trasferì a Mogadiscio, Gheledi (fu il primo italiano a mettere piede in questa località somala lontana dalla costa dove i bianchi non erano di solito graditi) e Brava.
Qui dovette fare un po’ di tutto: “dunque, ricapitolando: statista, architetto, ingegnere, idraulico, stratega. Mi pare che basti!”, come scrisse scherzosamente alla famiglia.
Nell’ottobre 1896 prese la direzione della città portuale di Merka. Un mese dopo avvenne a Lafolé la strage della spedizione diretta da Antonio Cecchi, dal quale in quel periodo dipendeva. Cecchi e i suoi compagni della nave Volturno subirono un mortale agguato.
A Merka non vi era mai stato prima del Trevis un altro residente italiano, quindi questi si trovò in un ambiente ostile in quanto prevenuto sia contro chi si sapeva essere un nemico dei possessori di schiavi sia per essere un europeo.
Il 9 febbraio 1897, subito dopo essere sceso dalla R. N. Staffetta, fu aggredito da un somalo Bimal e pugnalato al fianco destro. La scorta uccise il suo assassino. Trevis si spense dopo tre giorni di agonia.
Il fratello Renato divenne tenutario dei suoi documenti, che utilizzò nell’articolo Sulle orme della seconda spedizione Bottego “Da Brava a Lugh” pubblicato nel giugno 1931 nella prestigiosa Rivista delle Colonie Italiane e che fornì allo studioso Eugenio G. Del Monte per il dettagliato saggio biografico Un pioniere africano “Giacomo Trevis” apparso nel 1930 in due puntate nella stessa rivista.
MB
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