Nicky Di Paolo, 10 giugno 2014

Ho conosciuto Erik Domini all’Asmara alla fine degli anni 50 quando frequentavamo, anche se in classi diverse, il liceo scientifico Ferdinando Martini,vanto scolastico italiano dell’Eritrea; un gioiello di scuola dove tutti i docenti facevano a gara per tenere in alta considerazione la propria materia di insegnamento e dove gli studenti raggiungevano una vera maturità. Nella scuola esisteva un senso di disciplina legato ad una consapevolezza del dovere sia fra gli studenti che tra gli insegnanti, il che rendeva la scuola centrata nella efficienza e nella operosità.

Ciò non toglie che l’ambiente studentesco fosse quello di tutte le scuole europee dove, dopo lo studio, ci si dedicava al divertimento che non mancava certo in Eritrea, ultimo centro africano abitato da varie decine di migliaia di italiani che popolavano un mondo tanto particolare, quanto piacevole da viverci.In Eritrea non esistevano caste, non si esibivano titoli nobiliari, ma certamente c’era chi poteva disporre di molto denaro e chi viveva un’esistenza meno sfarzosa. Ad esempio, chi se lo permetteva, abitava in centro, in quel popoloso quartiere adiacente al consolato italiano dell’Asmara,costituito per la maggior parte da ville stile liberty, tutte circondate da giardini dove fiori, nettarinie, tessitori e farfalle multicolori rendevano l’ambiente quanto mai elegante e distinto.

È lì che Erik Domini abitava: in una di quelle case civettuole, ma non se ne faceva un vanto; alto, slanciato, bello nei lineamenti, si distingueva subito per il suo particolare portamento, per la pacata, ma al tempo determinata sicurezza con la quale sosteneva le sue tesi nelle tante discussioni che gli studenti del liceo di Asmara intavolavano. Si discuteva di tutto, ma non della politica italiana. Ciò che mi colpiva di Erik era la sua impareggiabile sicurezza con cui affrontava qualsiasi argomento, evidenziando subito una cultura tanto profonda, quanto inusuale per quell’età. Non si concedeva molto agli amici, frequentando poco i club, mentre preferiva invitare spesso alcuni di noi a casa sua dove ci mostrava le belle cose che il babbo, direttore generale del Lloyd Triestino in Africa, amava raccogliere. Voci autorevoli davano per certa l’origine nobiliare che Erik costantemente negava.

Ricorderò sempre le statuette cinesi antiche d’epoca Ming e i numerosissimi tappeti persiani che ricoprivano, sovrapponendosi, ogni lato dei pavimenti della villa. La sua famiglia era evidentemente agiata, ma Erik non se ne vantava mai, anzi cercava sempre di lasciare intendere il contrario. Vestiva in modo semplice, anche se elegante, e la sua presenza metteva sempre tutti a proprio agio. Se molti di noi trascorrevano parte del loro tempo a discutere su cosa are nella vita, lui non aveva tentennamenti: al termine del liceo si sarebbe iscritto a medicina perché voleva espletare questa professione in Africa. Era un anno davanti a me e, quando decisi anch’io di iscrivermi alla Scuola di Medicina dell’Asmara, un altro fiore all’occhiello della comunità italiana in Eritrea, mi trovai in stretto contatto con Erik.

La Scuola, fondata e diretta dal Prof. Ferroluzzi, autorità mondiale nel campo della Medicina Tropicale, era frequentata da 60 -70 allievi, italiani ed eritrei: essere un anno avanti contava poco perché, fino dall’inizio, si lavorava nelle sale anatomiche e nei laboratori; era prassi comune che gli studenti più anziani fungessero da tutor a quelli più giovani. Erik era sicuramente il più paziente e devo a lui l’apprendimento delle nozioni base dell’anatomia e della dissezione.Ricordo bene che il suo volto era sempre atteggiato al sorriso e lui raramente rifiutava di ascoltare storielle vere o inventate che commentava ironicamente alleggerendo così il pesante fardello di lavorare su dei corpi inanimati stesi in un tavolo.

Terminati gli anni della scuola di medicina dell’Asmara e tornati in Italia per completare gli studi, persi Erik Domini di vista perché probabilmente facevamo ritorno in Eritrea, per le vacanze, in momenti diversi, ma in compenso sentivo parlare spesso di lui e delle buone cose che stava facendo. Al contrario di molti di noi che, appena laureati, cercarono di lavorare subito in Africa, lui pensò bene di crearsi un background culturale che potesse facilitare il raggiungimento dei suoi obiettivi. Fece quello che qualsiasi chirurgo con ambizioni missionarie dovrebbe fare: si specializzò in ostetricia e ginecologia, diventando un esperto operatore in quel campo e subito appresso si specializzò in anestesia e rianimazione a complemento della sua preparazione.In altre parole, lo ripeto,

Erik non ebbe la fretta che condusse molti di noi a ingenui errori decisionali cercando di operare subito in Africa. Solo un medico molto esperto in questo campo sa quanto sia utile per un chirurgo essere al tempo stesso anestesista; con un paio di infermieri esperti, crea, anche in pieno deserto, un team operatorio valido e quanto mai agile ed efficiente.

Erik Domini, nel suo lungo e paziente periodo di preparazione negli ospedali italiani, pensò bene di non sprecare il suo tempo e, oltre alle specializzazioni, acquisì le idoneità nazionali ad aiuto e primario nei campi dell’anestesia e dell’ostetricia e subito dopo vinse concorsi di assunzione in vari ospedali del Nord Italia dove apprese anche a dirigere nosocomi e reparti di grandi dimensioni. Solo allora si sentì pronto per affrontare il sogno della sua vita: operare nei paesi del terzo mondo come un missionario laico ma al contempo sicuro della sua preparazione e pronto per insegnare a medici e infermieri africani tutto ciò che aveva acquisito fino a quel momento.

A chiunque si accingeva a operare nelle missioni umanitarie africane non scordava mai di insistere che era meglio insegnare agli indigeni come costruire un pozzo che donarlo già pronto.Per lui, quindi, insegnare era più importante di operare, dando la precedenza a tecniche semplici e praticabili in qualsiasi ospedale da campo, lontano dai centri attrezzati. Erik visse, da quella svolta della sua esistenza, momenti magici che lo resero presto noto negli Stati in cui si soffermava a lavorare e a insegnare; l’ottima preparazione, la profonda cultura scientifica e umanistica, la conoscenza delle lingue, l’istinto innato per l’insegnamento, unitamente alla completa signorilità nei suoi comportamenti, lo resero ambito in molti paesi del terzo mondo, in crisi per povertà o per eventi bellici. Scorrendo il suo curriculum colpisce che abbia avuto il coraggio di operare e insegnare perfino in Somalia, stato oggi ritenuto per sicurezza fra i peggiori del mondo.

Man mano che lavorava, acquisiva titoli e onorificenze, ma non sono quelle che lo spinsero a continuare la sua missione.

Nel 1993 incontrai casualmente Erik in Eritrea dove si era recato insieme a Domenico Quirico, redattore della stampa di Torino, per capire che tipi di aiuti fossero necessari a quello stato. Trascorremmo assieme alcuni giorni tra incontri con politici del luogo e alcune giornate indimenticabili alle isole Dahlac.

Erik era diventato un uomo determinato, perfettamente conscio dei ruoli che si era assegnato e, fra gli stupendi scenari di quelle isole di sogno, espresse il desiderio di scrivere quello che aveva sperimentato di nuovo nel suo lavoro africano. Aveva semplificato tecniche operatorie in modo tale da essere facilmente eseguibili in ospedali di fortuna.

Da allora non ho più rivisto Erik, ma ho letto i libri e gli articoli scritti e pubblicati per essere appositamente letti da medici e infermieri volontari, desiderosi di farsi una cultura missionaria specifica. So che anche in questo momento sta lavorando, mettendo per scritto ciò che ha elaborato e applicato in ospedali di fortuna posizionati in luoghi di guerra o di gravi carestie.

Mi sono commosso quando nella prefazione di un suo trattato di ostetricia e ginecologia per medici missionari, mi sono visto citato quale compagno di studi e di lavoro. In verità ho fatto ben poco a confronto di ciò che è riuscito a portare a termine Erik Domini e mi sembra giustissimo includerlo fra i grandi personaggi vissuti nel Corno d’Africa. A lui il mio saluto, fiero della sua amicizia.

Nicky Di Paolo, Giugno 2014

Erik Domini mentre tiene una lezione di medicina in un ospedale africano

Curriculum vitae – Erik DOMINI

Nasce a Trieste il 30.10.1939; in Eritrea dal 1948 frequenta il Liceo Ginnasio F. Martini di Asmara dove consegue la Maturità Classica nel 1957. Frequenta i primi quattro anni della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso la Scuola di Medicina di Asmara al termine dei quali si trasferisce presso l’Università di Padova.

Titoli di studio

21.07.1964 Laurea in Medicina e Chirurgia – Università di Padova

15.12.1968 Specialista in Ostetricia e Ginecologia (70/70 e lode) Università di Padova.

08.07.1969 Specialista in Anestesia e Rianimazione (68/70)Università di Padova

02.12.1981 Specialista in Oncologia -Università di Padova (63/70)

Abilitazione ed Idoneità

Marzo 1965 Abilitazione all’Esercizio della Professione -Università di Padova.

17.04.1974 Idoneità Regionale ad Aiuto di Ostetricia e Ginecologia (75/100).

27.12.1977 Idoneità Nazionale a Primario di Ostetricia e Ginecologia (88/100).

Titoli di carriera

1965 -1970 Assistente universitario volontario –Università di Padova

1969 -1970 Liverpool Maternity Hospital; Role: Senior House Officer

1970 -1972 Aiuto Ospedaliero di Anestesia e Rianimazione -Ospedale S. Anna di Torino

02.08.1973 -19.08.75 Ospedale di Asti -Aiuto corresponsabile ospedaliero, ostetrico ginecologo, incaricato.

1976 -1977 Primario Ostetrico –Ospedale El Maarouf –Gran Comora

20.05.1975 -31.12.94 Ospedale di Asti -Aiuto corresponsabile ospedaliero, ostetrico-ginecologo, di ruolo (nel periodo 27.11.78 -31.08.80 mansioni superiori di Primario di Ostetricia e Ginecologia.

1983 -1988 Direttore della Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia della Università Nazionale della Somalia (periodi Vari. Complessivi 3 anni e mezzo).

01.01.95 31.03 1998 -ASL 19 (Asti) Primario f.f. Ostetricia e Ginecologia

1995 -2000 Professor a contratto di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Trieste

01.02.1998 -31.12.1999 Primario di Ostetricia e Ginecologia ASL 19 Asti

01.01.2000 -26.01.2014 2009 Uganda: Primario ostetrico a Lacor, Kalongo, Matany, con l’interruzione di 18 mesi per servizio prestato in qualità di Primario Ostetrico presso: Arcipelago di Capo Verde -Ospedale di Fogo Tanzania – St. Kizito Hospital Mikumi Morogoro.

Servizio Militare

Marina Militare: STV Croce Rossa Italiana – Corpo Militare: Maggiore Medico (congedo)

Decorazioni nazionali

28.10.1968 -Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica (Meriti sportivi, membro dell’Equipaggio della Stella Polare (Marina Militare) che ha vinto la Regata Transatlantica Bermuda -Travemunde

04.07.1977 – Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.

02.081978 – Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica

30.07.1977 – Diploma di benemerenza con Medaglia (Sisma Friuli).

30.06.1981 – Diploma di benemerenza con Medaglia (Sisma Campania)

Decorazioni estere

19.08.1977 – Commendatore dell’Ordine della Stella della Gran Comora

06.12.1977 – Grand’Ufficiale dell’Ordine della Stella della Gran Comora

Pubblicazioni – Monografie a Stampa

1) Introduzione alla Rianimazione neonatale 166 pg. Verduci Edizioni Scientifiche-Roma

2) Le basi della Terapia Infusionale -232 pg . Verduci Edizioni Scientifiche -Roma

3) Il Forcipe Ostetrico -128 pag. Verduci Edizioni Scientifiche -Roma

4) Manuale di Ostetricia e Ginecologia Tropicale 530 pg. CIC -Edizioni Internazionali Roma

5) Il Taglio Cesareo: indicazioni, tecniche, complicanze, alternative Verduci Editore Roma, 2011-

N° 40 pubblicazioni su vari argomenti di Ostetricia e Ginecologia, le ultime 6 pubblicate durante la permanenza in Uganda.

1. Obstructed labour score, Giornale It. di Ostetricia e Ginecologia 2006; 28, (5), 209-11.

2. Uterine devascularization, Giornale It. di Ostetricia e Ginecologia 2006; 28, (9) ,425-27.

3. Misurazione intraoperatoria della coniugata ostetrica, Giornale It. di Ostetricia e Ginecologia 2007; 29, (8/9), 283-85.

4. Preoperative transvaginal clamping of uterine arteries descending branches, a safe and reliable method to prevent fro profuse bleeding LUS bleeding during caesarean section for central placenta previa. A preliminary report, Giornale It. di Ostetricia e Ginecologia 2008; 30, (5)), 179-80.

5. Delivery of an impacted head during caesarean section. An easy and adequate manoeuvre, to assess adequate and safe hysterotomy and to control bleeding, Giornale It. di Ostetricia e Ginecologia 2009; 31, (10), 401-406. 7

6. Laparoisterectomia totale extra fasciale, una nuova tecnica più sicura, più semplice, più rapida, Giornale It. di Ostetricia e Ginecologia 2009; 31, (10), 401-406.

Contributo al patrimonio naturalistico italiano

1978 -Dono al Museo Regionale di Scienze naturali di Torino di tre celacanti (latimeria calumnae), dono della popolazione delle Comore per il servizio prestato.

1978 -Dono al Museo Civico di Trieste di un esemplare di Latimeria Calumnae,dono della popolazione delle Comore per il servizio prestato. N.B. I quattro celacanti sono gli unici esemplari presenti in Italia. In tutto il mondo ve ne sono 60 (sessanta)

1983 -Dono al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino di un esemplare di Pardiglanis Tarrabinii, pesce del fiume Uebi Scebeli, uno dei due esemplari esistenti al mondo (l’altro a Firenze).

2014 – Donazione alla Città di Asti di busto marmoreo di “Renata di Francia” opera dello scultore toscano Aristide Petrilli (1860).

Erik Domin