La storia e la cronaca dei rapporti italo-etiopici, fin dall’inizio dell’avventura coloniale italiana, sono dense di episodi e di aneddoti, più o meno veritieri, raccontati da personaggi più o meno credibili e dai numerosi corrispondenti che i più diffusi mezzi di informazione avevano inviato sia in Etiopia che in Eritrea.
Malgrado l’attenta censura sui resoconti inviati dai giornalisti, molti di questi escogitarono sopraffine scappatoie per aggirarla. Ovviamente, le stesse vicende risultavano in netto contrasto tra di loro quando venivano guardate dal lato etiopico o da quello eritreo.
A me, parecchio tempo fa, capitò di leggere un aneddoto circa una visita che ras Tafari, che divenne poi l’imperatore Haile Sellassie, fece in Italia nel 1928 su invito del governo.
L’Italia mandò una nave militare a Massaua per imbarcare Tafari ed i ras che lo accompagnavano. La destinazione doveva essere Napoli ma, poi, si decise di dirottare gli illustri ospiti a La Spezia per impressionarli da subito con la nostra potenza militare.
Ras Tafari ed il suo seguito vennero accolti dall’ammiraglio comandante della base navale e da tutte le autorità locali. Gli ospiti furono accompagnati a visitare l’arsenale e le unità della marina militare. Al termine della visita, il folto gruppo si recò nel salone delle feste della base dove era stata allestita un’elegante sala da pranzo. Quando tutti si furono accomodati, tre camerieri portarono in tavola altrettanti vassoi colmi di spaghetti ai datteri di mare (abbondanti nello spezzino) e cominciarono a riempire i piatti dei convitati. Ras Tafari, alla vista di quei grossi cosi scuri che spuntavano tra gli spaghetti, rimase dubbioso per qualche istante, poi si decise e prese, con due dita, un dattero di mare e se lo infilò in bocca.
Dopo pochi secondi, fece un cenno di assenso, e tutto il suo seguito cominciò a pescare i datteri di mare con le dita e a divorarseli ignorando completamente gli spaghetti. Finiti quelli nei loro piatti, cominciarono ad attingere dai vassoi fino a quando tutti i datteri furono spariti tra lo stupore di tutti gli altri convitati. Alla fine, il futuro negus chiese all’ammiraglio cosa fossero quei cosi che si era mangiato e l’anfitrione spiegò, in ottimo francese, che si trattava di datteri di mare.
Angra
26 maggio 2015