Nicky Di Paolo e Alberto Vascon

21/4/2008

Ci capita spesso di ragionare se siamo stati chiari all’inizio, vale a dire se al momento di decidere di pubblicare dei libri e di aprire un sito internet sul Corno d’Africa, fossimo stati efficaci nell’esprimere le nostre finalità, anzi nel chiarire il nostro unico scopo: aiutare in tutte le maniere possibili gli abitanti di quell’angolo d’Africa, e di far capire ai governanti del Corno, fortunati di operare in uno dei posti più belli del mondo, che hanno il dovere di fronte a Dio e all’umanità di utilizzare quelle bellezze per offrire una forma di vita decente ai loro popoli. Per far ciò basterebbe davvero poco. Tantissime agenzie turistiche occidentali non aspettano altro che investire nel Corno d’Africa, purché esistano garanzie di pace e sicurezza.

Abbiamo ricevuto minacce, critiche, querele, offese, calunnie e potremmo continuare per un pezzo. Indicati come fascisti o come comunisti, secondo punti di vista discutibili, alcuni studiosi ci hanno anche accusato di non aver capito nulla dell’Africa. Ad esempio aver sostenuto nel libro di Nicky “Hakim, quasi, quasi torno in Eritrea” che molto del merito della rapida conquista dell’Etiopia nel 1936 da parte dell’esercito italiano spettò al valore degli Ascari eritrei, è qualcosa che non si può dire perché può aumentare il rancore degli etiopici verso gli eritrei. Permettetemi di contestare questo studioso che non ha ancora capito che queste sono verità che ormai non possono esacerbare di più una guerra che dura da oltre 40 anni e che la verità non può essere disconosciuta o manipolata. Possibile che di tante lettere e comunicazioni verbali alla redazione, non ce ne sia una che tratti gli unici argomenti che ci stanno a cuore.

Ci contattano spesso le Università italiane e straniere per dissertare su temi di ricerca o di studio essendo noi evidentemente gli ultimi figli di colonialisti italiani disposti a discutere l’operato della nostra Italia e dei nostri padri. Dopo di noi sono ben consci che non ci sarà più nessuno che possa parlare di vicende vissute. Ci scrivono in molti per avere notizie di loro antenati che hanno operato in Africa o per richiedere le informazioni più strane. Rispondiamo non solo per buona creanza, ma perché speriamo sempre di convincere qualcuno a dare una mano agli abitanti del Corno. A noi di queste intempestive richieste cosa importa quando dispacci pressoché giornalieri dell’UNICEF, della FAO, dell’OMS, della Croce Rossa e di tanti enti ONLUS o ecclesiali denunciano lo stato di gravissima calamità naturale in cui vive periodicamente il Corno, assediato dalla siccità? Cosa può interessarci impiegare il nostro tempo per soddisfare le curiosità di singoli o addirittura cercare se in qualche archivio di stato o privato esistano notizie di vecchi coloni italiani, quando in questo momento centinaia di migliaia di bambini, donne e anziani stanno disperatamente lottando per la sopravvivenza e la maggior parte di loro morirà in breve di fame, di sete, di malattie? Il nostro tempo lo desideriamo utilizzare in modo diverso.

Fino ad ora abbiamo scritto libri, dove si evidenziavano in prevalenza le bellezze del Corno, con la speranza di venderli per ricavare del denaro per i bimbi di quei luoghi. Non possiamo dire che sia andata male, anzi molti di questi volumi sono stati premiati e venduti e gli utili incanalati sul Corno, ma sono piccole gocce in un mare di bisogni.

Nei prossimi non parleremo solo delle bellezze del Corno, evidenzieremo anche i disastri ambientali che stanno verificandosi e che purtroppo non sono solo legati ad eventi naturali, ma in buona parte ai danni provocati dall’uomo, e ribadiremo più volte l’assoluta necessità che i governi di quella parte dell’Africa trovino quella pace necessaria per aprire frontiere sicure ai turisti stranieri e pacifichino i propri paesi onde distogliere gli abitanti dal fuggire verso terre dove vige la libertà dell’uomo.

 

Immagine in testata di Willelm e Joan Blaeu, 1635