Gian Carlo Stella, 16 giugno 2024

Abbiamo conosciuto persone che in Asmara sono state allievi dei docenti Baldo Biagetti e Aldo Scabbia. Di questi due uomini duri conservano un ricordo dolce, affettuoso, pieno di riconoscenza; certamente li hanno idealizzati vedendoli volare in alto, lontani da una società che era tutt’altro povera di intraprendenza, animosità e altruismo.

Loro due – ci dicono – erano qualcosa di più, il primo proiettato alla comprensione filosofica della vita, certo di poterla trovare più facilmente nel Corno d’Africa che in Europa, l’altro perennemente teso a ritrarre il mondo africano nel quale si immergeva, stabilendo un contatto fisico e psichico che gli permetteva di dare vita ad opere pittoriche che per questi allievi apparivamo uniche, intense, sorprendenti. Il gioco delle ombre e dei chiaroscuri rendevano i disegni di Scabbia inconfondibili e carichi di una umanità che investiva l’osservatore, tanto che era impossibile sbagliare l’attribuzione di una sua opera.

Come tutti i pittori, Scabbia in Eritrea vendeva i suoi quadri per pochi denari, mentre gli europei facevano di tutto pur di avere appeso alle pareti di casa loro una sua opera. Ostentare la tempera l’olio o il disegno nel salotto buono era quasi un segno distintivo. Ma da quei tempi molte cose sono cambiate.

In questi ultimi anni il mercato offre molti disegni ed opere che rimandano allo Scabbia. Non ci addentriamo oltre perchè il lato commerciale e venale a noi non interessa. E’, per chi ha conosciuto il Maestro ed è appassionato del suo stile, senza dubbio una occasione per arricchire una parete con un tangibile ricordo d’Africa che per loro parlerà di gioventù e di tempi tanto lontani quanto irrepetibili.

Torneremo sul maestro Scabbia che, come appare, è ancora del tutto sconosciuto nel mondo dell’arte italiana.

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