Greco&Greco, Milano, 2006
Dopo “Ritorno a Dahlak Kebir”, un’altra dichiarazione d’amore di Meleca per l’arcipelago delle Dahlak.
Si tratta di un romanzo ampiamente autobiografico, ambientato su una di quelle isole del Mar Rosso dove il protagonista ha deciso di trascorrere, in totale solitudine, i suoi ultimi giorni, rievocando i suoi viaggi, i suoi animali, le sue donne, il suo amore per il mare.
Le descrizioni di personaggi ed ambienti ben conosciuti a chi ha frequentato le Dahlak si alternano a ricordi, talvolta strazianti, talvolta umoristici, di una vita vissuta sempre intensamente.
“Il protagonista, dopo aver appreso la sua condanna per un mare incurabile, decide di compiere l’ultimo viaggio. Ha sempre viaggiato molto, ha attraversato mari, deserti, ha raggiunto paesi lontani, ha conservato le emozioni profonde, e le sensazioni che tanto arricchiscono l’uomo. Ha veramente vissuto. E ne è consapevole. E’ stato su isole splendide, in Eritrea, ed è su una di quelle isole, nella sua luce, che affronterà il buio”. (dalla prefazione di Erminia Dell’Oro)