Roma, 17 luglio 2006, Sala della Promoteca in Campidoglio

Intervento dell’autrice Martha Nasibù alla presentazione del libro « Memorie di una principessa etiope »

Onorevole Sindaco Walter Veltroni.

S.E. l’Ambasciatore d’Etiopia Ato Grum Abay Teshome.

Illustri ospiti, Signore e Signori.

Desidero innanzitutto esprimere la mia profonda gratitudine al Sindaco di Roma, l’Onorevole Walter Veltroni, per avermi concesso l’altissimo onore di presentare il mio libro in questa prestigiosa Sala della Protomoteca, dandomi così la possibilità di far conoscere al pubblico, con questa mia modesta opera, uno spaccato della storia dell’Etiopia feudale degli anni Venti e Trenta. Storia che mette in primo piano la figura di mio padre il degiac Nasibù Zamanuel, alla memoria del quale ho dedicato il libro.

È con orgoglio che voglio evocare, in quest’occasione, che già il 14 marzo del 1974 nella Sede « Accademia Universale Città Eterna » in Campidoglio, il Senato Accademico mi conferì la nomina di Accademico onorario per l’Arte e la Pittura in quanto ambasciatrice della cultura e della bellezza d’Africa.

Quando il mio libro fu pubblicato nel luglio 2005, l’idea di comunicare con il mondo dei lettori e la loro interazione con il mio destino mi apparve improvvisamente come un raggiungimento di un sogno impossibile che divenne una realtà possibile. Solo allora non ebbi esitazioni e sono qui a parlarne con voi, non senza un bagliore che è nato nella mia anima e che persisterà nel tempo.

Il mio libro di memorie si compone in due parti: la prima parte è dedicata all’aspetto socio-politico nel quale si evolveva la società aristocratica etiopica, gli usi e costumi di un popolo raffinato e le attività e celebrazioni di riti religiosi della chiesa copto-ortodossa che scandivano la vita quotidiana del popolo cristiano etiopico, e sugli avvenimenti che coinvolgevano la vita di mio padre nella sua intimità familiare e sopratutto nei suoi impegni pubblici altamente significativi, che tendevano sempre a promuovere il progresso sociale del paese.

Impegni che gli valsero il privilegio di diventare il prediletto del Negus nella qualità di suo braccio destro nonché suo fedele consigliere.

Una parte rilevante del racconto include la guerra di aggressione fascista nella quale mio padre degiac Nasibù combatté con eroica abnegazione nel deserto infuocato dell’Ogaden contro l’invasione dell’armata del maresciallo Rodolfo Graziani; in seguito a tale guerra mio padre rimase vittima delle conseguenze del gas iprite abbondantemente irrorato sulla sua armata dagli aerei di Graziani che piegarono la resistenza del suo esercito.

Pochi mesi dopo Nasibù, ricoverato in un Sanatorio svizzero a Davos, moriva con i polmoni distrutti dal terribile gas.

La seconda parte del libro descrive il conseguente esilio in Italia di mia madre Atzede Babitcheff con i suoi cinque figli, esilio che durò otto anni: dal 1937 al 1945. Ho voluto rendere omaggio in questa parte del libro alla figura straordinaria di mia madre la quale, in questo doloroso frangente, dimostrò una grande forza d’animo e dedicò con coraggio le sue doti di madre premurosa di fronte alle peripezie e difficoltà che si moltiplicarono ancor più quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, e che ha saputo salvaguardare i suoi figli da tutti i pericoli fino al giorno nel quale fummo rimpatriati.

Durante l’esilio molti furono gli italiani che ci dettero il loro sostegno, la loro amicizia e la solidarietà, alleviando con il loro concreto aiuto i momenti più difficili, e di questa loro generosità serbo una profonda gratitudine e un ricordo indelebile.

Molti di voi vorranno conoscere che cosa abbia determinato la stesura di queste mie memorie che rispecchiano unicamente il periodo della mia prima infanzia e della mia adolescenza.

Ero cosciente per lunghi anni di preservare in memoria tanti avvenimenti che riguardavano da vicino la storia della mia famiglia allargata che si riallacciava agli eventi che hanno scosso il mio paese l’Etiopia in un determinato periodo della sua storia.

Spinta infine da un senso del dovere di portare in superficie questi ricordi, maturava impellente in me l’idea di scrivere un giorno le mie memorie che altrimenti sarebbero rimaste vanificate nell’oblìo per sempre; a questo stadio di riflessione seguiva immancabilmente un senso di vuoto e di amarezza. Ma l’ispirazione venne in mio soccorso quando decisi di chiedere l’aiuto dell’autorevole storico Angelo del Boca. Accompagnata da mia figlia Saba presi un treno e andai a trovarlo a casa sua a Torino. Angelo del Boca, che tanto ha scritto sulla storia d’Etiopia e che ha una grande stima per mio padre, non esitò a incoraggiarmi e sopratutto a illuminarmi con la sua guida a mettere su carta questi miei ricordi; e di li tutto avvenne come in una favola.

Ma anche determinante fu il supporto e l’incoraggiamento che ebbi dai miei figli, quando raccontavo loro del mio paese, l’Etiopia, dell’antica plurimillenaria civiltà, quella di Axum, dell’Etiopia convertita al cristianesimo da San Frumenzio nel IV secolo D.C., dell’Etiopia crogiuolo di spiritualità e di antica tradizione, arroccata sugli altipiani, avvolta in una natura di ineguagliabile bellezza.

Sopratutto quando, riuniti intorno a me, raccontavo loro gli eventi eroici che visse il loro nonno, mio padre il degiac Nasibù Zamanuel, il modo di vita nella quale si evolveva il mondo feudale etiopico, essi ascoltavano con crescente passione e meraviglia questa affascinante storia. Tutto appariva loro come se si trattasse di una fantastica fiaba e mi chiesero con incessante insistenza di fare un libro sullo splendore del più antico e misterioso impero nel quale hanno vissuto i loro antenati e nonni e che rimane sconosciuto dai più nel mondo occidentale.

È in questo modo che la storia della mia vita ebbe una gestazione in due tempi: prima con una presa di coscienza nacque incalzante nell’anima, e in seguito si manifestò nel cuore e nella mente, e da questo, il racconto si dispiegò nella mia penna scorrendo come un’inarrestabile flusso di ricordi e la storia prese vita e cominciò a pulsare, arricchita dalla stupefacente atmosfera che scaturisce dal mio paese, richiamandone i colori, i sapori e le usanze e la vitalità di un popolo raffinato, generoso e profondamente rispettuoso dei dettami dei valori cristiani sui quali ha fondato la sua esistenza stessa.

Da questa connotazione caratteriale del popolo etiope trapela, per chi l’ha conosciuto, una serenità filosofica di vita perenne.

La storia termina con la mia adolescenza e il rientro in Patria. In seguito il percorso della mia vita è stato ricco di avvenimenti che seguirono con la maturazione del mio talento artistico, gli studi in Europa: Svizzera, Inghilterra, Francia e Stati Uniti d’America, con due matrimoni, allietata da tre meravigliosi figli, Adey Abeba, Saba e Carlo.

Attualmente vivo in Francia a Perpignan, nei Pirenei Orientali dove scrivo e dipingo.

Desidero ora porgere i miei doverosi e sentiti ringraziamenti al Sindaco di Roma Onorevole Walter Veltroni che ha reso possibile questo evento.

A S.E. l’Ambasciatore d’Etiopia Ato Grum Abay Teshome, che mi onora con la sua presenza, a testimonianza della solidarietà dei miei concittadini etiopi, i quali in questo libro troveranno un periodo della storia feudale etiopica e dei personaggi che hanno avuto un ruolo rilevante in quel lontano passato storico.

Esprimo la mia profonda riconoscenza all’Illustrissimo dott. Nello Ajello, che ha voluto con il suo autorevole intervento presentare il mio libro, dando così lustro al medesimo e di riflesso alla mia persona in quanto scrittrice di questo volume e a tutta la mia famiglia qui presente :

Il Marchese Francesco Tortora Brayda di Belvedere mio marito, i miei figli, quelli presenti oggi qui, Saba e Carlo.

Il mio benvenuto e il mio grazie all’illustre storico dott. Matteo Dominioni che con il suo intervento mi gratifica avendo il suo apporto in documentazioni avuto un ruolo determinante per la stesura del libro.

La cosa che mi sta a cuore è il desiderio di rendere un particolare e riconoscente omaggio alla mia cara amica di vecchia data, la gentile Signora Mimma Conti che con squisita solerzia, alla meraviglia di quanti le vogliono bene e rispetto, ha messo in atto tutto il suo entusiamo e il suo alto senso dell’amicizia ed ha desiderato, voluto e organizzato questo splendido evento nella più prestigiosa Sede Storica che il mondo intero invidia per la sua magnificenza e per il suo ineguagliabile valore storico.

In questo contesto la generosa concessione del Sindaco di Roma onora il mio paese l’Etiopia e il popolo etiope.

Ringrazio tutti voi del pubblico presenti in questa Sala, illustri ospiti, amici, parenti e conoscenti e con particolare affetto i miei lettori, che avete voluto partecipare a questa manifestazione per portarmi la vostra solidarietà e affetto e mi avete ampiamente onorata con la Vostra presenza.

Un grazie di cuore alla mia cara e intraprendente figlia Saba e a tutti coloro che, offrendomi la loro amicizia, si sono investiti nell’organizzare, con mezzi tecnici, rendendo possibile la proiezione di bellissime e inedite fotografie, che mostrano delle stupende immagini del mio affascinante paese natio, l’Etiopia.

Grazie a tutti !