Tramite Fb ricevo da Gianni Dispenza

Buon giorno Pop, che bello ripercorrere con la mente tutti i percorsi da te descritti.

Ognuno rievoca tantissimi meravigliosi ricordi. A parte i vari bagni e tuffi, io in quello della SEDAO andavo in bicicletta con il mio amico Paolo Saba a pescare e tornavamo felici con il portapacchi carico di pesce. In quello di Valle Ignechi ci andavo con la ragazza per le prime “limonate” o se preferisci “pomiciate” con la scusa di farle vedere il panorama, che non era affatto male, neppure quello. E’ come tu dici ci vorrebbe su Fb, più spazio per ricordare e condividere i momenti più spensierati della nostra prima gioventù. Un carissimo saluto e un buon fine settimana Gianni.

Caro Gianni, riprendo l’argomento dei bagni nei laghetti di  Asmara. Noi quel lavoro di bagnare il cemento per fare lo scivolo lo facevamo anche al Laghetto di Bet Gherghis: Non so se hai presente, arrivando da Asmara, giravi a destra per imboccare il vialetto che portava al tennis club (ATA), fatti pochi metri in salita alla tua sinistra arrivavi ad una collinetta, salivi sul terrapieno che permetteva al lago di crescere senza esondare. Al centro di una spiaggetta, c’era un alto Silo rotondo in cemento armato, che noi usavamo come trampolino (certe culate).

Alla destra del silo, sul bordo del lago, c’era una sorta di piccola diga fatta di pietre e rivestite sulla sommità da uno strato liscio e levigato di cemento. Anche noi facevamo la stessa cosa, ci buttavamo sopra l’acqua e poi si scivolava direttamente in acqua. Poiché, per non bagnare le mutande facevamo il bagno tutti nudi, dopo il terzo o il quarto passaggio avevamo le natiche rosse tendenti al violetto, meglio delle scimmie. C’era anche qualcuno che preferiva fare lo scivolo con le mutande addosso e dopo il terzo passaggio, oltre alle natiche rosse aveva due ridicoli ovali che buffamente occhieggiavano fuori dalle
mutande consunte.

Inoltre eravamo furbi, molto furbi, infatti per evitare che qualche jaulet, mentre eravamo in acqua, si impossessasse dei nostri indumenti, li nascondevamo dentro un grosso tubo di cemento che funzionava da convogliatore di acqua in caso di pioggia. Da tenere presente che la stagione dei bagni nei laghetti coincideva con la stagione delle grandi piogge.

Un giorno mentre eravamo tutti intenti a sguazzare in acqua, si mise a piovere, e noi non ci rendemmo conto di quanto stava accadendo fino al momento in cui vedemmo i nostri indumenti galleggiare sul pelo dell’acqua. Tornato a casa mi trovai davanti mio padre che era rientrato dall’Arabia Saudita. Corsi ad abbracciarlo. E mio padre “Che ti è successo figlio mio, sei tutto bagnato”. A letto di corsa con una tazza di brodo caldo (che schifo, il brodo).

Ragazzi, che periodo fantastico che è stato quello. Credo di aver lasciato la mia impronta in tutti i laghetti dei dintorni di Asmara. Fatemi fare un inventario: Bet Gherghis, I due laghetti di Mai Ciuet, (qualcosa di più di una pozzanghera) Acria, Valle Ignechi, la piscina color smeraldo alla gola del diavolo. Stavo dimenticando, ho fatto il bagno pure nel laghetto della Sedao. Lì dove c’erano i generatori che portavano l’elettricită fino ad Asmara. Accidenti mi sono scordato il nome della località. Se non ricordo male, in zona ci doveva essere la concessione dei Rizzi alla fine della valle del Dorfu (te le ricordi le banane mignon dolcissime che venivano da lì?) Per non parlare delle sorelle Rizzi due bellissime ragazze, una delle quali faceva la hostess sugli aerei della Aden Airways. (Che sbavamiento!) Il mio amico Ennio (il Seppia) mi disse, non molto tempo fa, che c’era un laghetto anche a Ghezzabanda, oltre le ultime case. Peccato, perché se lo avessi saputo, a suo tempo, sarei andato a trovarlo per lasciare anche li la mia impronta. Ciao, grazie a te e tutti coloro che hanno condiviso con noi due questo bellissimo souvenir. Pop

P.S. questo racconto si collega al racconto de “La calla ğ anche un fiore” e se qualcuno non l’avesse letto o non se lo ricorda più, si faccia avanti. Picchğ mia accă sugno, E’ chiaro stu fatto?

La valle del Dorfu (o Durfo)
Gola del Diavolo: la piscina color smeraldo