Valeria Isacchini, 5 agosto 2018
Attraverso generazioni, i membri della famiglia al-Mirghani avevano raccolto il testimone della guida spirituale dei seguaci della tariqa. Particolarmente suggestiva tra gli esponenti di questa famiglia è la figura della figlia di Mohammed Hashem al-Mirghani, Alawyya. Essendo il padre considerato un “santo”, le sue spoglie, nel mausoleo di Otumlo presso Massaua, divennero oggetto di pellegrinaggi. La figlia Alawyya divenne non solo custode delle reliquie, ma lei stessa venne considerata persona di altissime doti morali, intellettuali e religiose, a cui rivolgersi per consiglio, protezione, assistenza.
La sua rilevanza religiosa e quindi sociale è infatti testimoniata dai rapporti ufficiali che tenne con le massime autorità del Governo italiano in colonia. Tutte le autorità di passaggio a Massaua si recavano a farle visita; oltre al Re, ricordiamo pure il Duca d’Aosta e Graziani. In un documentario dell’Istituto Luce si vede Alawyya con il governatore De Feo in occasione di un ricevimento offerto dalla comunità musulmana a Massaua in occasione della morte della madre della Sceriffa nel dicembre 1937.
Ebbe un ascendente incredibile sulla comunità mussulmana eritrea, in favore dell’Italia: la sua parola era legge.
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