Valeria Isacchini, 8 maggio 2017

 Per l’Etiopia la mancanza di porti costituisce una notevole limitazione. Negli anni Trenta del secolo scorso, non potendo portare l’Etiopia al mare, si pensò di … portare il mare all’Etiopia. Non si trattò semplicemente di congetture astratte o di fantasiose ipotesi, anzi autorevoli professionisti italiani stesero accurati e circostanziati studi di fattibilità.

Il primo a formulare tale possibilità fu l’ingegner Odoardo Cavagnari, che tra 1919 e 1920,insieme al noto geologo Paolo Vinassa de Regny e al perito minerario Crose, condusse una serie di missioni esplorative in Dancalia. Durante la spedizione del 1920 Cavagnari parlò della possibilità di collegare la Piana dancala al mare tramite un canale, per ottenerne un vasto golfo interno; il primitivo progetto di Cavagnari era limitato a un piccolo canale navigabile per i soli sambuchi. Si trattava di creare un canale che mettesse in comunicazione il Mar Rosso con la Piana del Sale, creando uno specchio d’acqua di almeno 6.000 kmq che avrebbe portato le imbarcazioni  per più di 200 km nel cuore della regione, a poca distanza dalla valle dell’Auasc, che ­­­­­­­­­­­­­­si spinge fino ad Addis Abeba.

A partire dal settembre 1935 Nicola Betti coordinò un gruppo di ingegneri dello “Studio Carlo Cucchia” di Perugia, composto, oltre che da lui stesso, da Carlo Cucchia, Nicola Calderoni, Mario Giuliani.  Vennero prodotte nel tempo diverse relazioni sulla fattibilità, che suscitò interesse soprattutto dopo la conquista italiana dell’Etiopia. I benefici, a parere dei relatori, erano indiscutibili: essendo il trasporto per via d’acqua notoriamente il più economico, risultavano evidenti i vantaggi di creare nella depressione un Mare Dancalo, o Nuovo Mare, che avrebbe notevolmente avvicinato le città etiopiche alla nuova linea di costa. Si prospettava la ripresa o la creazione di nuove attività economiche, finché la guerra mondiale non interruppe tutto.

Eppure, la guerra era appena finita quando uno dei precursori, Nullo Albertelli, riprese il tema per il rinato “Giornale del Genio Civile”. Ma, come si sa, non se ne fece nulla e l’idea di creare un “Mare Nuovo” rimase allo stato di progetto grandioso quanto chimerico.