Silvio Zavatti: l’uomo, l’esploratore, lo scrittore

(autore del fondamentale Dizionario generale degli esploratori)

Manlio Bonati, ottobre 2005

Premetto che non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente il Professor Silvio Zavatti, che reputo, nel campo degli studi sulle esplorazioni, mio Maestro.

Zavatti ci ha lasciato venti anni fa, esattamente il 13 maggio 1985, a quell’epoca la mia biblioteca possedeva già molti suoi libri, tra cui il fondamentale Uomini verso l’ignoto. Gli esploratori del mondo, pubblicato da Bagaloni nel 1979, quarta edizione del Dizionario generale degli esploratori edito nel lontano 1939 dalla milanese Casa Editrice Sonzogno. Soltanto nel maggio del 1987 mi rivolsi al figlio Renato. Nella mia prima lettera scrissi di aver letto con dolore nel Bollettino della Società Geografica Italiana la notizia della scomparsa di suo padre, definendolo “noto esploratore nonché scrittore e storico avvincente”. Mi presentavo come un appassionato di studi storici che aveva avuto “un notevole aiuto dalle opere del Prof. Silvio Zavatti”. Ero intenzionato ad individuarne delle altre. Questa, del resto, fu la molla che determinò la lettera sopra citata.

Zavatti nacque a Forlì il 10 novembre 1917 da una famiglia tradizionalmente repubblicana. Un suo avo aveva combattuto con Giuseppe Garibaldi a Mentana nel 1867 contro l’esercito francese, mandato da Napoleone III in soccorso di Pio IX. Come il parente risorgimentale, anche Silvio Zavatti aveva un temperamento, nel senso più positivo del termine, garibaldino. Era tanto irruente quanto buono, disponibile e generoso. Diceva sempre quello che pensava, particolarità che spesso nelle persone dalle vedute corte poteva generare inimicizia, ma Egli, forte di carattere, andava avanti per la strada intrapresa, consapevole che molti lo avrebbero apprezzato per il suo fare aperto, onesto e sincero.

L’amico Paolo Cortesi lo ricorda così: “Era un uomo attivissimo, sempre impegnato in studi e progetti, uno di quegli uomini per i quali si stenta a credere che possano mai fermarsi. Aveva un concetto della vita da marinaio, o da esploratore: la vita come lotta, nella quale non si deve mai dar prova di debolezza, con la quale dobbiamo confrontarci lealmente e duramente”. Aggiungo che amava la Natura e le sue più vaste propaggini Provava un innato godimento per il Creato; era ricco di curiosità scientifiche per il mondo che lo circondava.

Da bambino, rimasto colpito dalla tragedia del dirigibile Italia, sognava ad occhi aperti situazioni avventurose in terre lontane, guidato dalle esotiche letture del settimanale popolare il Giornale Illustrato dei Viaggi e delle Avventure di Terra e di Mare, edito da Sonzogno, e dai libri di Giulio Verne ed Emilio Salgari. Molte sue fantasie da adulto si sarebbero concretizzate in esperienze feconde in prossimità dei Poli, ma a differenza di tanti esploratori del passato, audaci quanto duri d’animo, il Nostro Zavatti si avvicinò sempre all’Altro con il sorriso e con l’umiltà di colui che vuole bene al suo prossimo, desiderando esclusivamente di comprenderlo per far divulgare a mezzo stampa il sistema di vita dell’autoctono con la sua relativa attraente civiltà, molto meno primitiva di quello che un occidentale può a prima vista pensare.

Nel 1932 – attingo da ricordi di Ovidio Gardini, suo fraterno amico – Zavatti parlava a Forlì di democrazia, di libertà, di fratellanza fra uomini e popoli a dei dodicenni che rimanevano ammirati dal suo carisma e dagli argomenti scottanti che gli uscivano dal cuore.

In quel periodo, sotto il regime fascista, si parlava ai bambini più di baionette, di fucili, di guerra di conquista piuttosto che di pace e convivenza tra razze diverse.

L’associazione dei Boy Scout era stata soppressa dal partito, per conglobare tutta la gioventù nell’Opera Nazionale Balilla. Allora l’imperterrito Silvio Zavatti, con fare da cospiratore di carbonara memoria, creava un nuovo Gruppo di Boy Scout italiani, che si tenne sempre in contatto con l’analoga organizzazione francese. Si creò, così, un gruppo antifascista che si ampliava continuamente e che si riuniva nelle osterie di questa città oppure nello stradone alberato che conduce a Faenza, nella chiesa dei Romiti ed in altri luoghi ritenuti idonei per questi incontri clandestini.

Gli anni trenta plasmarono definitivamente gli interessi storici di Zavatti. L’eterogeneo firmamento degli esploratori gli era entrato nel sangue: doveva trasformarsi in una passione che non lo avrebbe più abbandonato.

Ad inserirsi tra i suoi eroi lo aiutò il desiderio di mettersi in contatto con quelli che gli erano contemporanei. Inviò lettere e poi poté stringere loro le mani a persone del calibro di Felice Gessi, viaggiatore africano e figlio del famoso Romolo Gessi, liberatore degli schiavi sudanesi, di Umberto Nobile, di Giotto Dainelli e di Lidio Cipriani. Numerose informazioni e consigli ebbe pure da Omar Salgari, figlio dell’illustre scrittore veronese. Queste felici esperienze lo portarono a scrivere dei libri, vere chicche per l’appassionato del genere. Mi riferisco alla biografia Romolo Gessi, il Garibaldi dell’Africa, edito proprio a Forlì nel 1937 nello Stabilimento Tipografico Valbonesi, a La Sfinge bianca del 1939, rievocazione storica dei viaggi polari, e in particolare la prima edizione – ne seguiranno altre tre sempre ampliate – del Dizionario generale degli esploratori finita di stampare il 20 gennaio 1939 proprio da quella casa editrice, la Sonzogno di Milano, che aveva donato ore ed ore di avvincenti letture al giovane Zavatti con il citato Giornale dei Viaggi, con storie vere e di pura fantasia ambientate in ogni luogo raggiungibile dall’uomo. Mai terreno fertile produsse così buoni frutti! Zavatti superò in qualità e sapere gli ignari Maestri che lo avevano guidato per la strada, spesso tortuosa, che sin dai tempi dei calzoni corti stava calcando con tenacia.

La seconda edizione del Dizionario, rarissimo libro ormai introvabile, la pubblicò una piccola casa editrice di Forlì, la Casa Editrice Zavatti! Il 30 giugno del 1943 vide la luce Gli esploratori nel mondo. Dizionario Generale degli esploratori, navigatori e viaggiatori attraverso i tempi. Con una introduzione sulla storia dell’esplorazione. Era un volume di grande formato ricco di fotografie nel testo e fuori testo, con ampia bibliografia. All’epoca gli esploratori africani, specialmente italiani, facevano la “parte del leone”. La terza edizione fu edita molti anni dopo: il Dizionario degli esploratori e delle scoperte geografiche dai viaggi commerciali dei fenici all’esplorazione dello spazio cosmico: la vita avventurosa degli uomini che più di tutti hanno contribuito alla conoscenza del nostro pianeta risale al 1967 per i tipi di Feltrinelli Editore di Milano. La quarta ed ultima edizione, completamente rifatta, è quella già citata di Gilberto Bagaloni Editore di Ancona, uscita nel 1979 con il titolo Uomini verso l’ignoto. Gli esploratori del mondo. Tutte e quattro queste edizioni sono fondamentali per lo studioso che si occupa di storia delle esplorazioni. 

Silvo Zavatti scriveva, però, per hobby: infatti la sua professione era quella di capitano di lungo corso. Dal 1937 al 1940 fece fugaci apparizioni nella sua città, sempre occupato a solcare i mari per conto di una compagnia inglese.

Pier Luigi Cavalieri riporta l’aneddoto del primo impatto di Zavatti con un iceberg: il ventenne marinaio rimase impressionato favorevolmente da quella mole tanto affascinante quanto spaventosa. La montagna di ghiaccio focalizzò il lui “il desiderio di conoscere e studiare da vicino l’ambiente polare”.

Durante il secondo conflitto mondiale lo troviamo “addetto all’ascolto di trasmissioni in lingua inglese e al controllo del traffico marittimo a Porto Potenza Picena”. Dopo il fatidico 8 settembre 1943 militò nelle formazioni partigiane romagnole. Subito dopo la Liberazione per breve tempo tenne la carica di Vicesindaco nella sua città natale. Alla fine del 1945 sposò una gentile signorina, Anna Maria Riccobelli, che aveva frequentato in divisa quando risiedeva a Porto Potenza Picena. Da quel giorno abbandonò, appunto per motivi familiari, Forlì, città che non avrebbe mai dimenticato e nella quale, nel 1944, aveva fondato l’Istituto Geografico Polare. Proprio a Forlì furono editi i primi numeri del Bollettino Mensile – in realtà mensile, per problemi economici, non poté mai esserlo – dell’Istituto stesso. Nella Premessa del numero uno Zavatti avvertiva che “le attuali contingenze determinate dalla guerra ancora in corso, non permettono la pubblicazione de Il Polo, la rivista mensile dell’Istituto”. Il Bollettino era in realtà un foglio di due sole pagine che esprimeva la tanta voglia di fare del suo vulcanico creatore, che concludeva la Premessa con queste profetiche frasi: “Se breve è la storia degli esploratori italiani nelle Regioni Polari, definitivo è il contributo da essi portato e non è detto che questa Storia non abbia ulteriore corso. Non è vero che l’infamia perpetrata dal fascismo strangolatore ai danni di Umberto Nobile abbia ucciso nelle coscienze italiane la volontà di servire la Scienza anche nel campo della “bianca morte”. L’avvenire dirà molto di più che lunghi discorsi”.

Finalmente la sua piccola Casa Editrice Zavatti di Forlì nei primi mesi del 1946 sfornava il primo esemplare de Il Polo, fascicolo ormai introvabile, con articoli originali di Lincoln Ellsworth e Spenser Janes e, per ultimo, il prezioso Notiziario dell’Istituto. Ebbene, tra difficoltà esistenziali che hanno tormentato la testata per svariati anni, oggi Il Polo, merito della pazienza, e della forza d’animo del suo creatore, è una rivista leader del settore con molto cammino ancora, da compiere.

Il Pofessor Zavatti; in qualità di studioso e di esploratore, nel 1959 si recò all’isola Bouvet, in Antartide. Nel 1962 con Walter Minestrini e Vladimiro Riccobelli guidò una missione etnografica in Lapponia. Invece tra il 1961 e il 1969 compì nell’Artide e in Groenlandia quattro spedizioni scientifiche fra gli Inuit. Per integrarsi tra gli Eschimesi ne imparò la lingua, unico modo per capire e comunicare con l’Altro. Come antropologo autodidatta ma capace, assistito dalla sua grande esperienza e dal suo sincero amore per le genti del Nord, fece apprezzare questo popolo per mezzo di numerose dotte pubblicazioni.

Il Museo Polare “Silvio Zavatti”, con la relativa Biblioteca Polare, e l’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” hanno sede a Fermo (AP) nella Villa Vitali di viale Trento 29. Originariamente la loro sede era a Civitanova Marche, ma dopo la morte del loro creatore hanno finalmente ottenuto un’adeguata ed elegante sistemazione.

Bibliografia:

Simonetta Ballo Alagna, Silvio Zavatti (necrologia), in Bollettino della Società Geografica Italiana, fascicolo n. 1-6, Roma, gennaio-giugno 1985, pp. 124-126.

Manlio Bonati, Silvio Zavatti: l’uomo, lo studioso e l’esploratore, in Il Polo, n. 4, Comune di Fermo, dicembre 1997.

Pier Luigi Cavalieri, Silvio Zavatti e la Biblioteca Comunale di Civitanova Marche, Comune di Civitanova Marche, 1990.

Prima edizione del Dizionario degli esploratori (1939)

Seconda edizione del Dizionario degli esploratori (1943)

Esempio di pagina della seconda edizione del Dizionario (1943)

Terza edizione del Dizionario degli esploratori (1967)

Quarta edizione del Dizionario degli esploratori (1979)

Silvio Zavatti

Romolo Gessi di Silvio Zavatti

 

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