No, Sofia Lazzaro proprio non va … ‘sta guagliona adda cagnà nomme…”

Sofia Lazzaro era una bella ragazza sui diciotto anni che negli anni Cinquanta, come  tante altre figliole formose, stava tentando faticosamente di scalare Cinecittà. 
Partendo dai concorsi di bellezza, intorno al 1950 era riuscita al massimo a  interpretare qualche parte nei fotoromanzi, che in quegli anni registravano un vero  “boom”; oppure a fare qualche comparsata, generalmente come odalisca o schiava più o meno vestita (il “più o meno” si riferisce al fatto che notoriamente al’epoca  alcune scene venivano girate in due versioni: una con corpetto, per il pudico e  soprattutto censurato mercato italiano, e una senza corpetto, per il più disinvolto  pubblico straniero).

Aveva cambiato il suo vero cognome, Scicolone, in un più breve e più sonoro “Lazzaro” e fu come Sofia Lazzaro che venne notata, all’ennesimo concorso per miss,  dal già famoso produttore Carlo Ponti. Era il 1951 e l’anno dopo Ponti, che si
interessava alla giovane stellina in maniera pressante, la segnalò caldamente,  insomma la raccomandò, al suo amico napoletano Goffredo Lombardo, il  proprietario della celeberrima casa cinematografica Titanus, che nell’estate 1952  stava iniziando il film “Africa sotto i mari”.

Ma a Lombardo quel cognome non piaceva; già i “lazzari” a Napoli non avevano  storicamente gran fama. Se doveva lanciare una sconosciuta, tra il provincialotto pubblico dell’epoca, serviva qualcosa di più esotico, evocatore, un tocco di straniero … dalla Garbo alla Bergman, all’epoca le attrici nordiche facevano furore. E il cognome dell’allora famosa svedese Märta Torén, che aveva anche una certa  somiglianza con Sofia Lazzaro, lo fulminò. Basta con Sofia Lazzaro: sarebbe nata in  quell’occasione un’esotica Sophia Loren.

Märta Torén

Goffredo Lombardo fin da giovane era appassionato di immersioni e pesca subacquea e probabilmente per questo aveva stretto un legame professionale con  un regista di documentari marini: Giovanni Roccardi.

Costui era un personaggio decisamente particolare. Veniva dai ranghi della Regia  Marina, dove aveva raggiunto il grado di Tenente di Vascello durante la 2^ guerra  mondiale; come agente D65, fu inviato dal servizio segreto navale, con l’apparente incarico di segretario del consolato, ad Alessandretta, in Turchia; tra le altre sue  imprese, nell’estate 1943 collaborò con Luigi Ferraro, inviato dalla X^ MAS a sabotare segretamente mercantili nemici. Venne per questo decorato di Medaglia  d’Argento al Valor Militare. Molti anni dopo, avrebbe poi rievocato le sue attività nel  SIS nel libro “Gioco d’ala”. Sempre con Ferraro, si trasferì poi nella Repubblica di Salò; alla fine della guerra, venne radiato dalla Marina Militare, e si riciclò nel mondo  di Cinecittà. Con il progetto di “Africa sotto i mari” era al suo esordio come regista di  lungometraggi. Lombardo aveva tuttavia fiducia nelle capacità di Roccardi, tanto da  affidargli un film che, date le caratteristiche che doveva avere, sarebbe stato girato non nel bianco e nero tipico (ed oggi ormai evocatore) degli anni Cinquanta, ma nel  costoso Ferraniacolor.

Buona parte dell’ambientazione sarebbe stata nei luoghi designati dalla trama : dato  che il film si basava soprattutto sulla suggestione delle riprese subacquee, occorreva  andare nel Mar Rosso, dove i fondali avrebbero offerto a Roccardi (che fu
l’operatore sub principale) ricchezza di fauna e di colori. L’Italia aveva ancora una forte presenza nazionale in zona, cioè in Eritrea, dove peraltro esistevano da decenni sperimentazioni cinematografiche (mi risulta sia ancora da tracciare una
storia della cinematografia italiana in Eritrea, che pure è esistita ed è stata vitale) e dove parecchie migliaia di connazionali potevano costituire una base di appoggio e un primo potenziale pubblico. Veramente, com’è ovvio, dati i costi, non tutto venne girato tra Massaua e le Dahlak, che furono la zona indicata dalla trama. La stessa Loren ricorda, nella sua autobiografia, alcune scene a Ponza (dove lei dichiara di essersi buttata in mare pur non sapendo, all’epoca, nuotare); al Centro di  Cinematografia di Milano alcune foto di scena sono catalogate come scattate in Sudan.

La trama di Africa sotto i mari, alquanto esile, è questa: un ricco industriale ospita sul suo yacht una spedizione scientifica nel Mar Rosso. La figlia Barbara (cioè la Loren), viziata come si conviene a tutte le ragazze ricche dei film, si appassiona sia  al capitano del battello (interpretato da Steve Barclay) che al nuoto subacqueo.  Naturalmente, entrambi rischiano la vita, si salvano vicendevolmente e il finale è  immaginabile.

La locandina di Africa sotto i mari, con una Sofia Loren irriconoscibile

Mentre qui (foto di scena e locandina) è decisamente riconoscibile Sofia (all’epoca, Sophia)

A quanto pare, l’unico aspetto veramente positivo del film sono le riprese sottomarine, girate dall’esperto Roccardi. Per evitare il pericolo, all’epoca ancora  esistente, degli squali (ora quasi spariti dalla zona, da quando il mercato orientale ha scoperto il Mar Rosso come fonte di approvvigionamento delle pinne, a quanto pare destinate a supportare lo scarsissimo rendimento sessuale dei compratori) alcuni artigiani italiani crearono ampie gabbie che avrebbero permesso le riprese in tranquillità. Naturalmente, Sofia, anzi Sophia, era in queste occasioni sostituita da una controfigura.

Il film dichiarava scopi documentaristici: ecco quindi alcune indigene che forse inconsapevolmente si prestano a foto di scena e locandine

Curiosamente, la presenza della spedizione scientifica nella trama anticipa di pochi mesi la spedizione che effettivamente venne organizzata nel Mar Rosso eritreo tra il dicembre 1952 e il giugno 1953: la Spedizione Nazionale Subacquea, guidata da Bruno Vailati; era quella da cui Gianni Roghi avrebbe tratto il libro “Dahlak” e le cui riprese cinematografiche furono dirette da Folco Quilici. Roghi nel suo libro parla delle difficoltà incontrate per ottenere i visti necessari: in quei bollenti anni del dopoguerra un ritorno di presenza italiana in Eritrea veniva visto con sospetto dalle autorità etiopiche (l’Eritrea nel dopoguerra era federata all’Etiopia). Questo forse spiega che parte delle riprese siano effettivamente state girate in Sudan, probabilmente lasciando alcune panoramiche della città, per gli (all’epoca, parecchi) italiani che ancora ricordavano le architetture massauine. Certo è che, ancora in tempi recenti, residenti italiani all’epoca a Massaua ricordassero la prima del film e la serata in cui una Loren, ex Lazzaro, in realtà Scicolone, un po’ impacciata si presentò con un abito da sera prestatole per l’occasione.

Fu un film che portò fortuna non solo alla Sofia nazionale, ma anche ad un allora sconosciuto aiuto-regista, allampanato e con l’aria sempre un po’ spaesata: Giovanni, detto Nanni, Loy.

E’ una foto di scena: sì, la testa è tagliata, ma a quanto pare non importa; l’ho trovata così, ma è una buona risposta alle modelle anoressiche di oggi: lei poi è diventata “la Loren”.

FONTI

Scuola Nazionale del Cinema, Storia del Cinema italiano, vol. VIII, 1949-1953, Marsilio, ed. di Bianco e Nero.

Roghi Gianni, Dahlak, Garzanti, 1954

Loren Sophia, Ieri, oggi domani: la mia vita, Mondadori, 2014

http://www.cinetecamilano.it/

http://www.maitacli.it/forum/2-forum/1960-asmarina?start=30

https://www.comingsoon.it/film/africa-sotto-i-mari/22795/scheda/