Mostra di libri di argomento coloniale appartenenti al patrimonio librario della Biblioteca di Discipline Umanistiche dell’Università di Bologna

Dr.ssa Carla Lazzari (responsabile tecnico della Biblioteca di Discipline Umanistiche). Foto di Gian Carlo Stella

Il Sistema Bibliotecario d’Ateneo dell’Università di Bologna ha dato il via all’inizio di quest’anno ad un progetto intitolato “Bibliotecando”, con lo scopo di rendere noti, attraverso mostre tematiche nelle varie sedi, i “tesori” librari che si trovano nascosti nelle varie biblioteche dell’Università.
Il primo tema che è stato sviluppato riguarda i libri di argomento coloniale. Dopo la mostra intitolata “Pagine d’Africa”, che si è tenuta nell’aprile del corrente anno presso l’ex-convento di S. Cristina, è ora è la volta di “Immagini d’Africa”, aperta dal 20 ottobre al 7 novembre 2005 presso la Biblioteca di Discipline Umanistiche dell’Ateneo di Bologna.
Nell’esposizione di aprile erano stati presentati principalmente libri che trattavano le origini del nostro colonialismo, con una scelta di testi riguardanti i viaggi, le esplorazioni e studi scientifici relativi a diverse discipline.
L’argomento della mostra ora in svolgimento a Discipline Umanistiche, che espone esclusivamente libri che costituiscono il patrimonio della propria Biblioteca, si è invece spostato più avanti nel tempo: dalla guerra di Libia del 1911 alle guerre coloniali fasciste.
La scelta del titolo “Immagini d’Africa” è stata determinata dalle illustrazioni dei libri esposti, alcuni veri strumenti di propaganda, che hanno offerto alla Prof.ssa Cristina Bragaglia, docente di filmologia all’Università di Bologna, di parlare di questo tema corredando la sua relazione inaugurale anche con spezzoni tratti da film dell’epoca.
La mostra è stata aperta da una breve introduzione della dott.ssa Carla Lazzari, responsabile tecnico della Biblioteca di Discipline Umanistiche, che ha illustrato le ragioni della scelta operata tra i circa 200 libri di argomento coloniale presenti in biblioteca. E’ stato sottolineato come si sia cercato di mantenere una posizione il più possibile super partes indicandone, a grandi linee, la provenienza storica.
Infatti, una parte dei libri presenti è pervenuta alla biblioteca negli anni ’20 e ’30, dono del Ministero della Guerra per l’insegnamento di “Cultura militare” (istituito con Regio Decreto del 23 sett. 1937 n. 1711, e della durata di due anni accademici) i cui docenti, presso le varie Facoltà dell’Università, erano ufficiali dell’esercito italiano. Ad esempio nella Facoltà di Lettere furono i colonnelli Reggiani prima e Bertolini poi a tenere le lezioni.
Un altro cospicuo numero di libri fu acquistato presso la libreria Zanichelli di Bologna. Nella Biblioteca sono stati rinvenuti anche 40 opuscoli di argomento coloniale, riguardanti soprattutto la guerra italo-etiopica, donati dal prof. Howard R. Marraro della Columbia University di New York.
La relazione inaugurale della Prof.ssa Bragaglia, intitolata “Colonialismi tra letteratura e cinema”, dopo aver sinteticamente presentato la storia delle colonie italiane dalle origini alla caduta dell’Impero, ha preso in esame la letteratura dell’epoca citando il libro di Luciano Zuccoli “Kiff Tebbi” per raccontarne la storia e presentare alcune sequenze del film muto dallo stesso titolo del 1928 per la regia di Mario Camerini.
Il protagonista, che ha vissuto per un periodo di tempo in Europa, ricorda con nostalgia la “civiltà” delle macchine, la velocità dei treni, la grandezza delle navi, ponendosi in antitesi col fratello che invece vive ancora secondo le antiche tradizioni osservando le rigide regole coraniche.
Quindi la Prof.ssa Bragaglia ha fatto presente come nelle letterature straniere e soprattutto in quella francese fosse assai sviluppato il senso del racconto su avvenimenti che si svolgevano nelle colonie e nella Legione Straniera (famosissimi sono i film tratti dal racconto Beau geste di P.C. Wren).
In Italia,  è il regista Augusto Genina con il film “Lo squadrone bianco” del 1936, tratto proprio dal romanzo L’escadron blanc di Joseph Peyré, a raccontare la eroica storia di un reparto di meharisti, utilizzando inquadrature molto sofisticate e molte scene girate in esterni proprio nelle colonie italiane.

L’epoca dei grandi viaggi e delle esplorazioni, che precede l’intervento coloniale italiano vero e proprio, sono invece ripercorse nel film “Abuna Messias” di Goffredo Alessandrini del 1939 (vincitore del Leone d’Oro alla Mostra cinematografica di Venezia come miglior film).
Il personaggio principale è il cardinale Guglielmo Massaia (Abuna Messias era il nome col quale era chiamato dagli etiopici), che dal 1846 al 1880 ebbe modo di visitare molte località dell’Africa orientale, anche con ostinazione e sofferenza, per portare la sua missione evangelizzatrice in quelle terre. Nello spezzone di film proiettato ne viene sottolineata la fede ed il desiderio di abolire la schiavitù. Significativa a tal proposito, la scena del riscatto operato dal cardinale di uno schiavo sfinito dalla fatica. Il trafficante di uomini che glielo cede dietro un lauto pagamento, proprio a causa del mestiere che svolge,  non riesce a comprendere il significato del generoso gesto.
L’ultimo film presentato come esempio di cinema coloniale italiano è stato “Giarabub”, sempre del regista Alessandrini, del 1942.

All’epoca delle riprese l’Italia aveva già perso quasi tutto il “suo” Impero africano, e nelle sequenze visionate, vengono raccontate le gesta di un manipolo di soldati che tentano resistere alla superiorità di uomini e di mezzi inglesi in quella lontana oasi della Libia al confine con l’Egitto. E’ in sostanza la narrazione dell’estremo sacrifico di pochi uomini, che poteva, per quella propaganda, servire da esempio e da sprone.
La relazione della Prof.ssa Bragaglia è terminata ricordando il film di Marco Ferreri dal titolo Come sono buoni i bianchi, che vuole essere, secondo il regista, un’immagine simbolica dell’estremo tentativo da parte dell’Occidente di riconoscere i propri errori  nei confronti del Continente Nero.

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La Prof.ssa Bragaglia durante la presentazione.
La Prof.ssa Bragaglia e la Dott.ssa Lazzari.

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